L'ex Pallone d’oro dopo l'arresto in Paraguay per essere entrato nel Paese con un passaporto falso: “Spero che tutto ciò finisca presto"
A più di un mese dall'arresto per essere entrato in Paraguay con un passaporto falso, Ronaldinho parla per la prima volta con la stampa dalla sua prigione dorata dell'hotel Palmaroga di Asuncion, dove sta scontando gli arresti domiciliari dallo scorso 7 aprile assieme al fratello, e racconta la sua esperienza con la legge e le giornate in carcere: "Ho fede, prego sempre le cose vadano bene e spero che questo finisca presto".
Per quanto riguarda l'arresto, l'ex pallone d'Oro ha dichiarato di non avere avuto idea che i passaporti fossero falsi: "Siamo rimasti completamente sbalorditi quando abbiamo scoperto che i documenti non erano legali. Da quel momento in poi la nostra intenzione è stata quella di cooperare con i tribunali per chiarire".
"Scoprire che stavo andando in prigione mi ha colpito duramente - ha aggiunto Dinho parlando con i tre giornalisti del quotidiano paraguaiano ABC Color - Non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione come questa. Per tutta la vita ho cercato di raggiungere il mio livello più alto professionalmente e portare felicità alle persone con il mio calcio". Una passione e una voglia mostrata anche in carcere con gli altri detenuti: “Giocare a calcio, firmare autografi e fare foto è parte della mia vita. Non avrei avuto motivo di smettere di farlo, soprattutto con le persone che stavano vivendo un momento difficile come me”.
Infine uno sguardo al futuro: “La prima cosa che farò appena questa situazione sarà terminata sarà dare un grande bacio a mia madre Miguelina”, ha detto il brasiliano.