Il preparatore atletico del Tottenham a Sportmediaset: "Ero scettico a tornare ad alti livelli, la Premier è un sogno, lo ringrazio"
di Andrea Ghislandi© tottenham
Le immagini di Kane che vomitava e di Son distrutto sul terreno di gioco hanno fatto il giro del mondo. In casa Tottenham c'è un sergente di ferro in panchina e un marine (per via del suo passato nell'esercito, ndr) come preparatore atletico: le strade di Antonio Conte e Gian Piero Ventrone, dopo i successi con la Juve di Lippi e le stagioni al Siena e al Bari, si sono nuovamente incrociate a Londra, sponda Tottenham. "La storia tra me e Antonio è una storia particolare, è partita tanti anni fa nel 2006 e poi a un certo punto si è interrotta per il volere di nessuno, perché la casualità e gli eventi così hanno detto - ha spiegato Ventrone in esclusiva a Sportmediaset -. Noi, però, ci siamo sempre mantenuti più o meno in contatto, la stima reciproca è sempre stata alta. Per me la Premier è un sogno, ero scettico a tornare ad alti livelli e lo devo ringraziare".
L'INTERVISTA
A novembre 2021 ha scelto di seguire Conte al Tottenham. Una nuova e intrigante sfida anche per lei nel campionato più bello e difficile al mondo. Nessun dubbio quanto Antonio l'ha chiamata...
"La storia tra me e Antonio è una storia particolare, è partita tanti anni fa nel 2006 e poi a un certo punto si è interrotta per il volere di nessuno, perché la casualità e gli eventi così hanno detto. Noi, però, ci siamo sempre mantenuti più o meno in contatto, la stima reciproca è sempre stata alta. Ho sempre ritenuto Antonio un allenatore di eccellenza, è stato un mio giocatore per 10 anni, abbiamo condiviso vittorie e sconfitte, quindi verso quei giocatori che mi hanno permesso di vincere con loro io ho un debole, gli devo tutto. La chiamata di Antonio ha messo in allerta i radar, anche perché per me un altro sogno era andare nel campionato inglese, nella Premier. Non sono più giovane, quindi non ho ancora tanti anni davanti a me. Poter partecipare alla Premier, il campionato più complesso, più affascinante, in un club inglese per di più di Londra: insomma, c'erano tutti gli ingredienti per non pensarci più di tanto".
La Premier una sorta di ciliegina sulla torta della sua lunghissima carriera...
"Le carriere hanno sempre degli alti e dei bassi, periodi di eccellenza e bruttissimi. Questo è successo anche a me. Ero scettico a tornare a livelli alti, bisogna ringraziare questa persona che mi ha chiamato che si è ricordato di una persona che probabilmente potrà essere utile e quindi eccoci qua".
Qual è la qualità che maggiormente apprezza in Antonio Conte?
"Le sue qualità sono varie, prima di tutto è un uomo che calcisticamente rimane un talento, è un uomo che non si accontenta mai e per lui questo rimane un grande gap, non è mai sereno, è troppo preso, è sempre presente 24 ore al giorno, dorme poco e poi ha una grande qualità che è la passione. La passione lo attanaglia e lo avvolge, a 53 anni è tra gli allenatori più in pole position. Gli auguro tante altre vittorie che possano confermare le qualità che ha sempre avuto. Mi ricordo ai tempi del Siena con Gigi De Canio che dopo 3-4 mesi dissi a mia moglie Cinzia: 'Questo è un fenomeno, se Antonio non spacca mi sbaglierò'. Difficilmente sbaglio con gli allenatori".
Nel ritiro di Seul i media britannici sono rimasti sorpresi dai suoi metodi: Kane avrebbe addirittura vomitato e Son sarebbe crollato a terra stremato.
"Nel nostro sport basta poco per fare spettacolo. Sia Kane che Son sono arrivati qualche giorno dopo rispetto ai primi che si sono presentati il 4 luglio, perché hanno terminato le loro attività con le rispettive nazionali più o meno il 14. Sono ragazzi che hanno giocato sempre durante l'anno, quindi giustamente Conte ha dato loro tutto il tempo necessario per riposarsi. Questi giocatori avevano pochi giorni di allenamento e quel giorno, purtroppo, è collimato che un lavoro metabolico coincideva con le porte aperte allo stadio. C'erano tante persone, diverse migliaia di persone, che hanno contribuito ad alleviare le fatiche ma hanno anche aiutato a spingerli. Questo fatto ha mandato qualcuno ko e i nomi di questi campioni hanno avuto maggiore effetto. Perciò si è parlato di questo, è uscito il mio nome, poi fai due più due con i vecchi ricordi, ed eccolo che è tornato (ride, ndr).
C'è un calciatore del Tottenham che l'ha sorpresa maggiormente dal punto di vista atletico?
"Ce ne sono tanti, è una squadra che ha giocatori molto metabolici, giocatori che comunque si allenano ogni giorno per migliorare, dal più giovane al più importante. Gli esempi sono i giocatori più importanti che addirittura vanno talmente forte che qualcuno si è accasciato al suolo. Qui devi andare forte, c'è un livello di prestanza fisica superiore, tempi morti inferiori, velocità superiori e si gioca tantissimo. E' un campionato selettivo per tutti, dagli allenatori ai medici, perché hai in mano giocatori da Formula 1".
L'allenatore del Bayern Nagelsmann ha detto: "ho sentito che in Italia è difficile tenersi in forma" dopo aver allenato De Ligt. Cosa ne pensa?
"Chiariamo un concetto base: allenamento più duro non significa migliore, altrimenti faremmo allenare i calciatori come i Marines. E' semplice, li facciamo allenare come i reparti speciali e dopo due giorni in campo non c'è più nessuno. Ma c'è uno sport che dobbiamo rispettare, poi l'importante è che funzioni. Oggi ci sono tante idee, tanti copia e incolla, poi possiamo fare quello che vogliamo, anche portarli in kayak. Ma se poi in campo resistono più degli altri, vanno più veloci degli altri e non hanno molti infortuni, a me va benissimo mandarli col kayak, ma dobbiamo dimostrarlo. La Juve è un club evoluto, queste parole mi sembrano strane anche se andrebbero approfondite".
Come si è evoluta la professione del preparatore atletico negli ultimi 30 anni da quando lei ha iniziato?
"Lo spartiacque risale al 2005, quando il professor Di Prampero - una nostra eccellenza italiana - ha messo su un modo di lavorare con dei parametri, tra cui la potenza metabolica, che ha illuminato tutti quanti noi. Questi studi hanno fatto capire altre cose, hanno messo una lente di ingrandimento più forte nel capire il modello prestativo di questo sport. E quindi dal 2005 tutte le nuove leve hanno modificato il loro modo di lavorare, ma questo è ormai un vecchio dibattito, perché la maggior parte delle squadre lavora quasi interamente con il pallone. Una piccola parte lavora ancora con i lavori a secco, senza palla. Ora la forza è scomparsa, si fanno più esercizietti dinamici, più funzionali e leggeri, ma la forza ormai in questo sport è sparita. Poi c'è un'altra famiglia che lavora a secco e da qui il dibattito. Conte è un allenatore che dà molta importanza all'aspetto fisico. Bisogna tenere presente che Conte lavora tatticamente in maniera fuori media. L'evoluzione del preparatore è di andare a capire che cosa sta accadendo e cosa mettere o levare da un presunto planning di allenamento. Anche perché oggi le squadre che giocano tanto non possono programmare. Squadre che come noi giocano ogni 3-4 giorni devono scegliere le strategie da utilizzare per i loro giocatori in quei giorni che si può fare qualche cosa".
Quanto si complica il suo lavoro in una squadra che in pratica giocherà sempre ogni tre giorni visti i tantissimi impegni nazionali e internazionali?
"Ci sono varie strategie, dalle più classiche alle più evolute, come sempre l'importante è che funzionino. Il calcio è uno sport di squadra ma è formato da giocatori singoli, che nascono con le proprie caratteristiche, che nessuno potrà mai modificare. Se tu tratti i calciatori tutti alla stessa maniera, da alcuni puoi ottenere dei risultati, ma altri li puoi anche peggiorare. La difficoltà dei tecnici è nell'individuare quali parametri si reputino tali da poter rendere un lavoro individualizzato. Qui si fa la differenza. Tutto è più complesso, ma tutto sarà più facile per un allenatore avere giocatori sempre pronti per sviluppare il proprio calcio e recuperare in un tempo più breve rispetto al tempo standard".
Come cambia la preparazione in una stagione unica con un Mondiale da giocare tra novembre e dicembre?
"Le squadre devono essere pronte prima, devono far sì di dare molto in tre mesi e bisogna far sì che i nazionali non arrivino completamente vuoti per le rispettive squadre. Questa parte per me è la più semplice, quella più complessa è il post-Mondiale, perché dipenderà da cosa accadrà. Non sapremo come torneranno i giocatori dal punto di vista motivazionale e psico-fisico. Quindi è un'annata molto complessa".
Lei ha allenato tantissimi campioni in quasi 30 di carriera. Chi l'ha colpita maggiormente per professionalità e devozione agli allenamenti?
"Tanti, dalla Juve di Ravanelli, Vialli, Ferrara, Del Piero e Torricelli a finire con i nostri giocatori di adesso. Più il livello è alto, più trovi giocatori d'elite. Non basta il talento, sono d'accordo con Arrigo Sacchi: il talento è qualcosa che tu hai e che potrebbe aiutarti in caso di, ma senza aggiungere altre cose il talento non basta".
L'anno passato avete centrato un grandissimo quarto posto a cui pochi credevano. Quest'anno siete chiamati a migliorarvi. Qual è la sua griglia di partenza della Premier?
"Rimane quella dell'anno scorso, City, Liverpool, Chelsea - anche se ha qualche problema al momento -, l'Arsenal si è rinforzato, anche noi che cerchiamo di fare il nostro. Alla fine la lotta è sottile, un punto in più o in meno fa la differenza. E' difficile sopravvivere qui, ancora di più migliorarsi. La Champions è un torneo, ci vuole anche una serie di componenti non tue, come la fortuna, le squalifiche. Noi ai tempi della Juve abbiamo fatto quattro finali e ne abbiamo vinta solo una mentre la Premier o il campionato sono diversi, lì escono i reali valori in 38 partite".