Sabato l'andata della finale di Coppa Libertadores, l'emozione di tre superclasicos dallo stadio
Il Boca Juniors è “la mitad mas uno” (la metà più uno, s’intende come tifosi…), il River Plate è “el mas grande”, e non c’è bisogno di traduzione. Boca-River, il superclasico. La partita che secondo gli inglesi (mai troppo amici degli argentini…) del quotidiano The Observer è il primo di cinquanta eventi sportivi che un vero appassionato non deve perdersi prima di morire. Figuriamoci poi se il doppio derby del 10 e 24 novembre assegnerà la Copa Libertadores, la Champions League del Sudamerica. Chi scrive ha avuto la fortuna di assistere dal vivo a tre puntate dello straordinario romanzo del superclasico di Buenos Aires. Partite non banali entrate a loro modo nella storia delle sfide tra “Xeneizes” e “Millonarios”. Dove Xeneizes sta per “genovesi” in omaggio ai soci fondatori, nel 1905, del Boca. E Millonarios sta per “milionari”, i ricchi dirigenti del River così ribattezzati dal quotidiano Cronica perchè negli anni Trenta spesero 35mila pesos (record dell’epoca) per acquistare dal Tigre il funambolico attaccante Bernabè Ferreyra.
Stadio Monumental, la mia “prima volta”. Allo stadio con Armando “Pocho” Sgorlon, socio vitalizio del River di chiare origini venete. Due settimane prima avevamo visto River-Ferro 4-1 con una prestazione pazzesca di Claudio Paul Caniggia, la stella di quel River che era campione del mondo in carica. Un problema muscolare mette ko Caniggia proprio alla vigilia del clasico. Ma è comunque un clasico a pura emozione. Minuto 3, Palma del River manda un rigore alle stelle. Il Boca - allenato dall’istrionico Juan Carlos Lorenzo, già giocatore della Samp e allenatore di Roma e Lazio - prende coraggio. Il suo centravanti, Jorge Rinaldi detto “La Chancha”, il maiale, per qualche chiletto in più, la mette in chiusura di primo tempo e in apertura di ripresa. Splendido il gol di testa in tuffo per lo 0-1, da manuale il contropiede concertato con Comas per il raddoppio. Dopo un’ora il risultato è River 0-Boca 2 e per chi scrive (genovese e dunque… tifoso del Boca) il derby sembra ormai in cassaforte. Errore. Un colpo di testa dell’uruguaiano Jorge “Polilla” Da Silva rimette il River in partita. Tre minuti dopo un altro colpo di testa, “sporco”, di Corti su cross di Alzamendi (autore l’anno prima del gol dell’unica Intercontinentale targata River a Tokyo contro la Steaua Bucarest) porta il River sul 2-2. All’86esimo il sorpasso: il riccioluto Pedro Troglio (numero 11, futuro protagonista del campionato italiano con le maglie di Verona, Lazio e Ascoli) tira dal limite, il rimpallo fa capitare la palla a Da Silva che di “taquito” serve Palma: numero da circo al limite dell’area piccola, palleggio e tiro al volo. Sorpasso. River 3-Boca 2. Non è finita. Minuto 90: uno sciagurato mani di Gordillo regala al Boca il rigore del possibile, rocambolesco, pareggio. Va Comas sul dischetto, stessa porta dell’errore di Palma in apertura di partita. Stesso erroraccio. Trionfo River, depressione Boca. A fine stagione River Plate quarto, Boca addirittura dodicesimo. Titolo vinto dal Newell’s Old Boys che - unica volta nella storia del calcio argentino - vince il campionato schierando solo calciatori cresciuti nel vivaio. Tra loro, tre che scriveranno pagine importanti anche nel calcio italiano: Abel Balbo, Roberto Nestor Sensini e Gustavo Dezotti
Il mio debutto alla Bombonera, la “vecchia” Bombonera prima della ristrutturazione del ’95 sotto la presidenza di Mauricio Macri, l'attuale Presidente della Repubblica. Si va con gli amici della rivista El Grafico. Nel prepartita si sprecano gli insulti (hijo de puta, il più carino…) all’indirizzo di Jorge Higuain, un difensoraccio appena passato dal Boca al River e tacciato di alto tradimento. Il piccolo Gonzalo, non ancora il Pipita, ha solo 4 anni e neppure il babbo può immaginare la carriera che farà… È il Boca allenato dal Maestro Tabarez che sta vivendo un momento magico grazie ai gol della “dupla” Batistuta-Latorre. Il primo, uno “scarto” del River per un incredibile abbaglio di Passarella, segna a raffica. Il secondo, che di nome fa Diego, è considerato il nuovo Maradona ed è già stato acquistato dalla Fiorentina. Un’uscita maldestra del portiere Miguel costa al River un calcio di rigore: sul dischetto va Batistuta, tiraccio alto. A un quarto d’ora dalla fine di uno spettacolo non eccelso, Latorre (proprio lui, per dirla con Piccinini) fa partire un missile da 25 metri che s’infila nel sette. Boca-River 1-0. A fine partita Latorre è ospite nella redazione del Grafico e a lui spetta scegliere la foto della “tapa”, la copertina. Con la preziosa collaborazione del vostro umile cronista… Qualche mese dopo Latorre farà flop in Copa America, Batistuta trascinerà a suon di gol la Seleccion a conquistare il titolo in Cile. Cecchi Gori cambia al volo: Latorre rimane in Argentina (arriverà l’anno dopo per rimanere in viola lo spazio di un paio di mesi…) e Batistuta diventerà il nuovo Signore di Firenze. Quel campionato sarà vinto alla fine dal Newell’s Old Boys di Marcelo Bielsa dopo doppia finale con il Boca (l’unica volta in cui il vincitore del torneo di Apertura spareggiò per il titolo con il vincitore del Clausura). Boca, però, orfano di Latorre e Batistuta perché impegnati in Cile per la Copa America.
Ancora la Bombonera, questa volta la “nuova” Bombonera. Ritorno dei quarti di finale della Copa Libertadores, il River parte dal 2-1 del Monumental. Tribuna centrale in compagnia di Matias Aldao, ex giornalista de El Grafico e novello procuratore (tra gli altri, di Martin Palermo). Primo tempo bloccato sullo 0-0. Nella ripresa, al minuto 14’, Riquelme serve a Delgado la palla dell’1-0. Poi a sei minuti dalla fine il numero 10 si mette in proprio e dal dischetto calcia un rigore da manuale: destro secco e angolato. Boca 2-River 0. Con questo risultato il Boca sarebbe in finale, ma il River con un gol rimetterebbe tutto in gioco. Nelle battute finali Carlos Bianchi (fallimentare in Italia con la Roma quanto vincente in Argentina, sulle panchine di Velez e Boca) fa entrare Martin Palermo, il centravanti idolo dei tifosi del Boca fermo da sei mesi per una brutta frattura che gli aveva fatto saltare, a gennaio, un trasferimento già definito alla Lazio. Bianchi lo porta in panchina, il collega Americo Gallego, tecnico del River, fa dell’ironia. “Se il Boca si affida a Palermo, noi del River potremmo buttare nella mischia Enzo Francescoli”, idolo storico del Millonario che si era ritirato già da tre anni. Palermo prende il posto di Alfredo Moreno e in pieno recupero segna con un chirurgico colpo mancino il punto dell’apoteosi. Un 3-0 che rimarrà per sempre nella storia e che lancerà il Boca alla conquista della Libertadores dopo aver eliminato in semifinale i messicani dell’America e battuto nella doppia finale i brasiliani del Palmeiras. È la terza Libertadores del Boca, dopo quelle degli anni Settanta con Juan Carlos Lorenzo in panchina. Quel Boca 2000 vincerà anche in Giappone la Coppa Intercontinentale battendo 2-1 i Galattici del Real Madrid. Gol? Entrambi di Martin Palermo, naturalmente…