Così Paolo Gallinelli, legale del presidente dell'Aia, al termine dell'audizione sul caso dell'arresto del Procuratore
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"Ha detto quello che doveva dire, non ci sono fatti omissivi commessi da Trentalange. Soddisfatti? La verità porta sempre soddisfazione. Ha raccontato la verità". Così l'avvocato Paolo Gallinelli, legale del presidente dell'Aia, al termine dell'audizione durata circa 50 minuti in Via Campania con il procuratore della Federcalcio Giuseppe Chinè sul caso D'Onofrio. No comment da Trentalange: "Non posso parlare, c'è un'indagine in corso". Trentalange ha chiesto di essere ascoltato per riferire in merito al caso D'Onofrio, arrestato con accuse di narcotraffico nell'ambito di un'operazione della Dda di Milano e della Guardia di Finanza per traffico internazionale di droga.
È cominciata alle 10 l'audizione di Trentalange presso la Procura Federale della Figc dopo che al numero uno degli arbitri era stato notificato l'avviso di conclusione indagini da parte del procuratore federale, Giuseppe Chinè. Nelle motivazioni si ipotizzavano "comportamenti disciplinarmente rilevanti" da parte di Trentalange relativamente alla gestione del caso riguardante l'ex capo procuratore dell'Aia, arrestato per traffico internazionale di droga. Lunedì prossimo, 19 dicembre, è stato fissato un consiglio federale della Figc in cui, tra i punti all'ordine del giorno, c'e' anche la questione legata all'Aia e il suo possibile commissariamento.
"Trentalange non era a conoscenza di questa doppia vita di D'Onofrio e questo non è stato assolutamente smentito, anzi è emerso la prova contraria, ovvero che Trentalange non aveva avuto informazioni in questo senso da nessuno della situazione di D'Onofrio - ha detto ancora Paolo Gallinelli, uno dei tre legali di Trentalange - Emerge documentalmente che non c'è stata alcuna segnalazione, non c'è stato niente di tutto questo. Mi sembra responsabilità per fatto altrui ma non c'è nessuna omissione da parte di Trentalange". E ancora: "L'Aia doveva tenere conto di una autocertificazione? Ma questo vale anche per gli organi di giustizia federale, non c'è un onere-obbligo di allegare un certificato di carichi pendenti. L'autocertificazione D'Onofrio l'ha fatta per richiedere la tessera Figc per accedere agli stadi, anche dichiarando di non avere carichi pendenti. E lui ovviamente ha dichiarato di non averli", ha aggiunto.