L'esperto di diritto sportivo ha analizzato gli eventuali sviluppi dell'inchiesta della Procura di Milano
di Marco Cangelli© Ufficio Stampa
Il mondo delle scommesse è tornato a bussare alla porta del calcio italiano dopo lo scandalo che aveva coinvolto in passato Sandro Tonali e Nicolò Fagioli. Partendo proprio dalle indagini riguardanti il giocatore del Newcastle e il centrocampista della Fiorentina, la procura di Milano ha inserito nel registro degli indagati i nomi di dieci calciatori di Serie A, accusati di aver scommesso su piattaforme illegali. Nonostante gli atti siano stati trasmessi alla Procura Federale della FIGC, i giocatori coinvolti non rischierebbero eventuali squalifiche come spiegato da Angelo Cascella, esperto in diritto sportivo internazionale e per dieci anni membro del TAS di Losanna.
"È necessario ricordare come in ambito sportivo non tutte le scommesse siano vietate. Un calciatore può scommettere, ma non su eventi calcistici - spiega l'avvocato -. Per l'articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva un tesserato non può scommettere su eventi organizzati da UEFA, FIFA e FIGC, ma, sulla base di quanto emerso sinora, mi sentirei di escludere la violazione dello stesso. Ove emergesse un coinvolgimento di tesserati in scommesse sul calcio, la situazione cambierebbe radicalmente".
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Alessandro Florenzi, Nicolò Zaniolo, Mattia Perin, Weston James Earl McKennie, Leandro Paredes, Angel Di Maria, Raoul Bellanova, Samuele Ricci, Cristian Buonaiuto e Matteo Cancellieri non avrebbero scommesso scommesse sul calcio, ma su siti non autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, partecipando in particolare a partite di poker su tavoli online all’interno dei quali era possibile per gli organizzatori creare "stanze chiuse" protette da password e decidere i partecipanti al gruppo di gioco.
Presupposti che dovrebbero escludere possibili interventi da un punto di vista sportivo, tuttavia è necessario che le indagini vengano chiuse prima di giungere a conclusioni affrettate. Gli inquirenti potrebbero infatti appellarsi all'articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva riguardante i principi di lealtà, correttezza e probità, tuttavia anche in questo caso le possibilità che ciò venga preso in considerazione sono ridotte.
"La Procura Sportiva ha avocato a sé gli atti dell'indagine, tuttavia è necessario comprendere quanto gli è stato trasmesso, poi avrà a disposizione sessanta giorni, salvo proroghe, per decidere se vi siano gli estremi per deferire o meno i calciatori coinvolti. Ci potrebbe esser la violazione dell'articolo 4 che prevede che 'tutti i soggetti appartenenti all'ordinamento sportivo siano tenuti all'osservanza dello Statuto, del Codice, delle Norme Organizzative Interne FIGC (NOIF) nonché delle altre norme federali e osservino i principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all'attività sportiva' - sottolinea Cascella -. In passato gli organi di giustizia sportiva hanno dimostrato una certa elasticità nell'applicazione di tale articolo riguardante principi etici e regole di comportamento che vengono richieste a coloro che entrano in contatto con l'ordinamento federale, ma è difficile sanzionare un atleta sotto questo articolo".