L'avvocato esperto di diritti sportivo nazionali e internazionali Cesare Di Cintio: "Lo stop di Tonali dipenderà dall'entità della sua collaborazione"
di Stefano FioreIl primo provvedimento della giustizia sportiva in merito al caso scommesse è arrivato: una squalifica di 12 mesi, 5 dei quali trasformati in pene alternative, per il calciatore della Juventus Nicolò Fagioli. Ma cosa succederà ora? Il centrocampista potrà allenarsi regolarmente con i compagni di squadra o verrà messo fuori rosa? E quali pene rischiano Tonali e Zaniolo? Per provare a fare chiarezza abbiamo sentito l’avvocato esperto di diritti sportivi nazionali e internazionali Cesare Di Cintio. “Bisogna subito chiarire che Fagioli, in quanto dipendente della società, potrà allenarsi regolarmente con la squadra. Non potrà partecipare alle competizioni ufficiali, che è quanto la squalifica prevede, ma dovrà attenersi alle direttive della Juventus e seguire le prescrizioni che sono frutto dell'accordo di patteggiamento con la Procura Federale”.
Una situazione però diversa rispetto a quella di Tonali che avrebbe confessato agli inquirenti di aver scommesso, seppur sempre a vincere, anche sul Milan e Brescia durante la militanza in quei club. Cosa rischia il centrocampista del Newcastle? Si potrebbe configurare il reato di illecito sportivo?
“Lo escludo categoricamente, perché per configurare l’illecito sportivo è necessario un tentativo di alterazione del risultato della gara e questo al momento non sembra esserci. La violazione contestata resterebbe dunque all’interno della fattispecie prevista dell’articolo 24 del Codice di giustizia sportiva, ossia quello che punisce i giocatori che scommettono sul calcio”.
Le differenze con il caso del calciatore della Juventus però esistono.
“Assolutamente, la prima differenza consisterebbe proprio nell’aver scommesso sulle squadre in cui militava. Per questa ragione la sanzione iniziale della Procura potrebbe essere maggiore, anche se con possibilità di dimezzamento mediante il patteggiamento pre-deferimento. Per quantificare la squalifica è necessario però aspettare di capire l’entità della collaborazione che sta fornendo il ragazzo. La sua ludopatia sembrerebbe conclamata, come si evince dalla certificazione medica con cui si è presentato domenica scorsa all’interrogatorio con il procuratore Figc dott. Giuseppe Chinè e questo potrebbe implicare che all’interno della pena sportiva rientri anche la disponibilità del giocatore a rispettare un percorso terapeutico già definito”.
La situazione di ogni giocatore sembra dunque completamente differente. A maggior ragione quella di Zaniolo, che da quanto emerge al momento non sembrerebbe aver scommesso su partite di calcio. Il fatto di aver giocato su piattaforme illegali gli è comunque costato un avviso di garanzia da parte della Procura di Torino. Quali sono i rischi in termini di giustizia sportiva per il giocatore?
“Il caso Zaniolo è ancora diverso. Il giocatore, stando alla linea difensiva portata avanti dai suoi legali, non avrebbe mai scommesso sul calcio, ma avrebbe giocato a blackjack su un portale che non sapeva essere illegale. Se ciò venisse confermato, l’atleta dovrà quindi unicamente spiegare all’accusa come mai il suo nome figuri tra i fruitori di piattaforme illegali e chiarire la sua posizione. Dal punto di vista sportivo, al momento, non rischierebbe nulla”.
Si parla sempre di giocatori ma mai dei rischi in cui potrebbero incorrere le società. Ci può aiutare a fare chiarezza?
“La questione è molto semplice. Le società in queste situazioni non dovrebbero rischiare nulla, salvo che non venga dimostrato un "coinvolgimento" dei massimi dirigenti. Solo in tal caso il quadro potrebbe cambiare con sanzioni anche per le società stesse. Per tutti gli altri (dirigenti, tecnici della società) non è necessario un coinvolgimento diretto, ma è sufficiente che tali soggetti descritti nell’articolo 2 del Codice di Giustizia Sportiva ne siano venuti a conoscenza, obbligandoli quindi a informare la Procura Federale. Il mancato adempimento potrà essere punito con la sanzione dell’inibizione o la squalifica da 6 mesi e l’ammenda da euro 15.000. Diverso è invece ciò che potrebbe accadere tra la società e il giocatore, per cui l’Accordo Collettivo di Serie A prevede espressamente, per violazioni al divieto di scommettere, la possibilità per la società di chiedere al Collegio Arbitrale presso la Lega di riferimento la riduzione della retribuzione in alternativa all’azione di risoluzione del contratto in base ovviamente alla gravità dei fatti eventualmente accertati”.