Andrea Beretta, ex capo ultrà della Curva Nord dell'Inter in carcere con l'accusa di omicidio, è stato di nuovo interrogato dal pm di Milano Paolo Storari il 20 dicembre scorso. E in quella circostanza Beretta ha riconosciuto decine di ultrà nerazzurri, guardando le loro foto su due album della polizia e specificando il loro ruolo, di semplici tifosi o di "azionisti", ovvero persone che avevano partecipato a scontri e ad azioni violente. Lo ha anticipato questa sera il Tg3. Durante l'interrogatorio, Beretta ha confermato che interloquiva regolarmente con la società nerazzurra pur avendo il daspo, di cui sarebbe stato a conoscenza il presidente dell'Inter Giuseppe Marotta, e la sorveglianza speciale. Tutti, ha detto il capo ultrà arrestato per aver ucciso a settembre Antonio Bellocco, sapevano che dietro la società "We are Milano" (che si occupava di merchandising) c'era lui. La parte finale dell'interrogatorio è stata dedicata agli scontri fra tifoserie, che avvenivano tutti - ha spiegato Beretta - con il consenso dello stesso capo ultrà interista e del capo ultrà milanista Luca Lucci.