E il tecnico dopo la vittoria rivela: "L'avevo detto a Florentino che avremmo vinto Liga e Champions..."
Da una parte un mito, una leggenda inarrivabile in grado di vincere 4 Champions League con due squadre diverse, dall'altra un uomo come gli altri, un padre di famiglia, che al fischio finale abbraccia suo figlio commosso e felice. L'immagine della finale di Parigi tra Liverpool e Real Madrid è l'abbraccio finale tra Carlo Ancelotti e suo figlio Davide, che il tecnico ha scelto di avere al suo fianco come vice fin dai tempi dell'avventura sulla panchina del Bayern. Oltre sei anni di duro lavoro tra alti e bassi, come i successi in Baviera e le difficoltà a Napoli, dove gli hanno anche dato del raccomandato, e poi il trionfo di Parigi e la Champions numero 14: "Sono senza parole, veramente - ha detto Davide a Sky dopo la partita - Cosa vogliamo dire di questi qua? Non so cosa dire... Anche a mio padre cosa si deve dire? Questo vuol dire essere grandi campioni. E anche mio padre lo è".
Ma dietro i grandi campioni devono esserci grandi uomini, uomini di fiducia, e per questo il ruolo di Davide è fondamentale: con il tempo ha fatto crescere molto il suo peso all’interno dello staff, ora non prende più solo lezioni, ma dà consigli e suggerisce mosse tattiche. Forse "il principe Davide" sarebbe pronto anche a camminare con le proprie gambe, ma squadra che vince (e molto) per ora non si cambia: "Lavorare con un figlio è una delle cose più belle che possano capitare", ha assicurato Carletto dopo la finale, prima di svelare di poter anche prevedere il futuro: "Il 20 marzo, quando abbiamo perso 4-0 in casa contro il Barcellona, ho detto a Florentino Perez: 'Ok, non ti preoccupare, vinceremo il campionato e la Champions'. In realtà, glielo avevo detto un po' così, però alla fine...".
La serenità tipica di Ancelotti, quella che gli dà lavorare con il figlio al suo fianco e che lo ha portato nell'olimpo del calcio abbracciato a Davide, che ha svelato anche un piccolo retroscena sui dialoghi del padre con Florentino Perez durante l'estate scorsa e le trattative per farlo tornare sulla panchina del Real: "Mio padre gli ha detto: 'Se mi chiamate ci sono'. L'hanno richiamato e non ci ha pensato un attimo. Noi amiamo questo club, così come amiamo il Milan. Per noi è un sogno aver fatto una stagione così". Sulla 14esima Champions del Real la firma degli Ancelotti è doppia.