Il giovane norvegese conquista la ribalta dopo la tripletta al Genk: "La cosa più pazza che abbia mai fatto in vita mia"
Erling Braut Haaland ha la sfrontatezza di un ragazzo di 19 anni. "Tutti abbiamo visto l'Ajax l'anno scorso, sarebbe bello fare come loro: è difficile, ma tutto è possibile". Il suo Salisburgo ha appena asfaltato il povero Genk vincendo 6-2 e in un solo tempo il giovane gigante buono di 194 centimetri ha segnato tre gol all'esordio in Champions League. Una favola. "Avevamo vinto 7-2 l'ultima partita di campionato, significa che siamo forti. Dicono che per noi la Liga austriaca sia facile. Beh, abbiamo vinto anche in Champions".
Insomma, il Napoli è avvisato: le gare del 23 ottobre e del 5 novembre non saranno una passeggiata. Haaland, arrivato da poco, fece la comparsa nel doppio confronto di Europa League della scorsa stagione tra gli azzurri e il Salisburgo, restando in panchina all'andata (con vittoria partenopea per 3-0 al San Paolo), e giocando 5 minuti nel 3-1 austriaco al ritorno.
Il mondo, però, si era è accorto di lui a fine maggio, dopo che in una sola partita aveva realizzato nove reti all'Honduras con la maglia della Norvegia al Mondiale Under 20, ma quello che ha fatto martedì sera ha un altro sapore per lui e un altro spessore per chi lo guarda. "La cosa più pazza della mia vita: avevo la pelle d'oca quando sono entrato in campo e ce l'ho ancora". Non certo perché non sia abituato a far gol.
Movimenti da centravanti vero, falcata rapida, fisico imponente: al Genk ha segnato tre reti in campo aperto, due quasi fotocopia, ma quello che impressiona è che dall'inizio della stagione ha già realizzato quattro triplette per un totale di 17 gol in 9 partite, uno ogni 43 minuti, aggiungendo al bottino anche cinque assist. Dopo il primo hattrick al Wolfsberg in campionato, aveva scherzato: "Stasera il pallone della partita sarà la mia fidanzata". Ne ha già cambiate quattro in 40 giorni e del resto alla sua età è quasi normale: Hartberg, Parndorf e infine il Genk sono state la altre vittime della sua fame di gol.
"Voglio diventare più forte di mio padre", disse due anni fa in una delle prime interviste. Papà Alf Inge sfidò l'Italia nella partita (per noi epica) del Mondiale 1994 e giocò in Premier League con la maglia del Manchester City, non ancora quello ricco di oggi, facendosi ricordare per la rivalità con Roy Keane e i reciproci interventi spezza-gambe. Ecco, Erling Haaland è tutt'altro tipo di giocatore: "Tre parole per descriverlo? Positivo, energico, elettrico. O forse elettrizzante!". Jesse Marsch, il suo allenatore, sarà anche di parte, ma di sicuro sembra non avere alcun interesse a frenare gli entusiasmi.
"Un gran giocatore, ma soprattutto un gran bravo ragazzo - ha spiegato -. C'è chi dice che sia impossibile da marcare e forse ha ragione. Ha un'energia pazzesca, sempre con il sorriso sulle labbra, e piace a tutti". Oggi sì, prima forse no: radiomercato ha già tirato fuori le prime voci. "Era stato offerto a Roma, Inter e Juve nel gennaio 2018 per 3-4 milioni". All'epoca giocava ancora al Molde, il Salisburgo l'ha preso a gennaio a 5 e secondo Transfermarkt oggi ne vale 12. Ma se continua così ogni giorno quel numerino sarà destinato a crescere.