Dai rossoneri ci si sarebbe aspettato qualcosa di meglio. Prevedibili le vittorie di Inter e Juve, mentre l'Atalanta...
di Bruno Longhi
Abbiamo chiuso questa terza giornata di Champions nel pieno rispetto del Ranking dell’Uefa. Juventus e Inter hanno superato squadre a loro inferiori sulla base di questa classifica. Atalanta e Milan hanno perso contro avversari che le precedono abbondantemente. Fosse sempre così, il calcio perderebbe ciò che lo differenzia dalla maggior parte degli altri sport: l’imprevedibilità. Ma se erano preventivabili i successi di Inter e Juventus, e se era aperta ad ogni eventualità la sfida di Old Trafford, obiettivamente va detto che dal Milan ci si aspettava qualcosa di più. E alludo alla prestazione a prescindere dalle assenze e dal risultato che forse sarebbe potuto essere diverso se fosse stata punita la scorrettezza su Bennacer.
Perdere quasi tutti i contrasti, ritrovarsi in inferiorità numerica in ogni zona del campo, non avere l’intensità e il dinamismo dell’avversario, significa essere in ritardo sulla tabella di marcia europea. E che la rosa non è attrezzata per sostenere il peso di due competizioni in contemporanea. Il Milan ha l’attenuante di essere stato inserito in un girone quasi impossibile, ma ispirandosi al precedente dell’Atalanta (3 partite zero punti al debutto in Champions ) può provare a tenere viva la fiammella della speranza e magari, nel ricordo della cavalcata dell’Inter contiana a dedicare tutte le risorse al campionato.
Se la sconfitta rossonera ha lasciato un sapore amaro, quella dell’Atalanta a Old Trafford è avvenuta nel segno della spettacolarità di una gara di stampo decisamente english, fatta di attacchi, contrattacchi, gol, quasi gol, illusioni e delusioni. La Dea dopo un primo tempo giocato nel pieno rispetto del suo copione europeo, ha pagato a lungo andare il peso delle tante assenze che nell’ultimo quarto d’ora le ha impedito di contrastare l’incontenibile Manchester United, rivitalizzato dagli ingressi di Pogba, Cavani e Sancho. Che poi il colpo mortale l’abbia inferto il solito Cristiano, sembrava essere scritto. Come forma di risarcimento alle poche soddisfazioni che Gasp e la sua rock-band gli avevano concesso nel suo passato italiano...
L’Inter ha superato lo Sheriff nel pieno rispetto di quella superiorità che sia il Real Madrid che lo Shakhtar avevano evidenziato sul campo contro i moldavi della Transnistria. Stesso abbondante possesso palla, stesso numero di conclusioni in porta, stesse ripartenze subite. Ma con una sostanziale differenza: ha fatto tre gol, e ne ha subito uno. Non in contropiede, ma su punizione. Quasi un paradosso. L’Inter, come l’Atalanta, ha nelle proprie mani il futuro di Champions. Mentre per la Juventus la missione è praticamente compiuta.
A San Pietroburgo ha infilato il quarto 1-0 consecutivo, score che sta ritornando ad essere come in passato il marchio di fabbrica di Max Allegri. Lo spettacolo è tutt’altra cosa, nonostante la squadra abbia tentato di dominare la partita invece che subirla come contro Chelsea e Roma. Ma l’avversario inferiore (come certifica la classifica del Ranking) l’ha costretta a circumnavigare il campo fino ad arrivare alla vittoria arrivata solo nel finale in maniera simil-derby. Archiviata senza trionfalismi, prendendo per buon ciò che ha lasciato in eredità: la prestazione della difesa che non subisce gol, l’aver ritrovato in De Sciglio un prezioso uomo-assist, e la bontà della classifica a punteggio pieno che fa passare sottotraccia la fragilità dell’attacco: che non può prescindere dall’inventiva di Dybala. Ma già lo si sapeva.