L'attaccante francese, già pronto a trasferirsi a Madrid, abbandona il club parigino dopo aver inciso davvero poco nelle semifinali
L'addio amaro di Kylian Mbappé a Parigi si consuma sotto la fitta pioggia che si mescola alle lacrime di chi ci sperava davvero. La Champions League alzata al cielo di Wembley sarebbe stato il coronamento della sua esperienza al Psg con la conquista della sospirata Coppa da parte di un club che, al massimo, è riuscito a raggiungere una finale, persa contro il Bayern, nell'anno del Covid, l'infausto 2020. Ora, nonostante ci sia ancora una Coppa di Francia da conquistare nell'atto conclusivo con il Lione e uno scudetto appena appuntato sul petto, rimane un amaro in bocca difficile da ignorare.
Già perché Mbappé tra un mese non ci sarà più. Sarà in quella sorta di paradiso blanco in cui tutto funziona a meraviglia e un allenatore capace di mettere insieme tutte le primedonne più riottose, gli permetterà di trovarsi in condizione di fare la differenza. Il Kylian dell'ultimo anno è stato meno Mbappé del solito, inserito in un ingranaggio collettivo che forse lo ha fatto sentire meno protagonista del solito. Eppure la strada di Luis Enrique è quella giusta, lo dimostra la quantità di pali e traverse prese nella maledetta doppia semifinale con il Dortmund. Un calcio di rotazioni che porta il suo numero 7 a partire da sinistra, accentrandosi a seconda di chi va a occupare la fascia, pronto a ricevere in verticale e a puntare la porta o a cercare la girata veloce per la prima punta. Una strada lunga, per chi era abituato ad avere Messi e Neymar e che ora perderà anche Mbappé, ma che ha comunque portato a risultati. Champions a parte.
L'ossessione dalle grandi orecchie potrà probabilmente essere colmata da Kylian a partire dalla prossima stagione, quando si dimenticherà in fretta l'uscita a testa bassa dal Parco dei Principi dopo la doppia sconfitta con il Borussia. A Parigi ha lasciato sei titoli nazionali, tre Coppe di Francia (che potrebbero essere quattro a fine maggio), due di Lega e quattro Supercoppe. Un bilancio tutt'altro che da buttare in sette stagioni, anche se la Coppa più importante è stata solo sfiorata con all’attivo due semifinali e una finale.
Negli spogliatoi c'è chi gli ha rivolto questa domanda: "Tiferai per il Real ora in questa Champions?". Lui si è limitato ad alzare gli occhi al cielo, non ha risposto e se n'è andato dando le spalle al suo interlocutore.