Il capitano a un giornalista dopo la sconfitta contro il Real in Champions: "Ma che, aspetti me?"
Una frase buttata lì, un po' rubata, certamente amara: "Aspetti me? Io non conto più niente". Francesco Totti è il volto più triste della serata Champions della Roma. Una tristezza che va al di là della sconfitta, che supera le celebrazioni per il solito, gigantesco, Ronaldo, che travalica il tifo. "Io non conto più niente", scivolato fuori dal grugno senza sorrisi è piuttosto la sintesi di una stagione che non va o di un futuro diverso da come il vecchio capitano si era forse immaginato. Si è parlato a lungo, nei mesi scorsi, delle trattative con il presidente per il rinnovo. Un anno, giusto un anno, per accarezzare quota 40 anni prima di trovarsi un altro ruolo nella Roma. Ma ora? Perché la domanda è solo questa: ora Totti cosa farà?
Nella notte dell'Olimpico le inquadrature su Totti sono state in parte romantiche in parte impietose. Si allungava con la schiena verso il campo, come uno che partecipa ma anche come uno che avrebbe dato qualunque cosa per potersela giocare. Ci fosse stato un diavolo qualunque, Totti avrebbe venduto la sua anima per potersi prendere quel che basta di eterna giovinezza e caricarsi la sua Roma sulle spalle. Per questo, forse, alla fine di una partita girata male gli è rimasto in gola quel retrogusto amaro. E il rigurgito di una sconfitta non digerita è diventata una frase di resa. "Io non conto più niente". Ma come? Ma no, dai, questo no.
Però poi, con tutta la tristezza che fa il solo pensarci, vai a vedere il suo score di quest'anno e capisci che è tutta una salita. Pochi minuti, molte difficoltà, un infortunio. E troppe panchine. "Aspetti me?", ha detto. Certo che aspettano lui. La domanda semmai è un'altra: cosa si aspetta lui dal suo domani?