Massimo Callegari ricorda Bruno Pizzul: meritava di raccontare la vittoria dell'Italia ai Mondiali 2006
La voce di Bruno Pizzul ha accompagnato l’adolescenza e la gioventù della mia generazione. Quella sua capacità di coinvolgere senza mai disturbare ha segnato una grande epoca del calcio italiano e della televisione. Le ore dell’addio a un grande cantore del calcio italiano, come disse dopo il ko contro l’Argentina, “sono momenti che non avremmo mai voluto raccontare”.
Delle sue telecronache mi affascinavano la pienezza e la corposità, direbbero i degustatori del buon vino, un’altra sua grande passione, simbolo di valori sani: convivialità, amicizia, leggerezza. Aveva giocato a calcio ad alti livelli e questo gli permetteva di interpretare tempi e gesti del gioco.
Tra Nazionale e club nelle coppe europee, ha celebrato campioni e club irripetibili: Vialli e Roberto Baggio, il Milan di Sacchi e la Juve del Trap, l’Inter di Ronaldo, il Parma di Crespo, la Lazio di Bobo Vieri. Ha affrontato con compostezza e rigore momenti delicati, addirittura terribili come la strage dell’Heysel. Non ha mai inseguito termini ricercati, eppure ne ha lasciati tanti in eredità al linguaggio comune, non solo quello dei telecronisti. Ha vissuto con eleganza il passaggio storico delle telecronache da una a due voci, sublimato da Italia ’90 al fianco di Sandro Mazzola.
Avrebbe meritato di raccontare la nostra vittoria nei Mondiali di casa e non la vergogna di Byron Moreno, ma nemmeno in quelle occasioni ha perso il suo equilibrio. Addio Bruno, e salutaci Luca Vialli e Totò Schillaci: ci avete regalato emozioni che resteranno eterne, anche per il modo in cui hai saputo raccontarle.