La rubrica del nostro Matteo Dotto
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L’Inter allunga, il Napoli frena, l’Atalanta si stacca. Inter 64, Napoli 61: per lo scudetto è corsa a due. Atalanta a 58 con un piede in Champions. Per la quarta piazza della Nobile Europa è bagarre con sei squadre in sei punti, dai 53 del Bologna ai 47 del Milan con in mezzo Juventus, Lazio, Roma e Fiorentina. Un bel campionato. C’erano una volta le Sette Sorelle, adesso sono diventate nove con Inter e Napoli un gradino più su.
RECORD – Thiago Motta sta battendo record su record. L’altra domenica con lo 0-4 casalingo contro l’Atalanta abbiamo scoperto che un passivo del genere in casa (in una partita che non sia un derby con lo stadio condiviso) alla Vecchia Signora non succedeva dal 1955-56. Peraltro contro… la Fiorentina che in quella stagione – sotto la sapiente guida di Fulvio Bernardini – avrebbe vinto il primo storico scudetto. Ebbene, ieri la Juve “mottiana” ha eguagliato il primato della peggior sconfitta rimediata a Firenze. Il 3-0 di ieri non si vedeva dalla stagione 1997-98 (reti di Firicano, Oliveira e Robbiati; Malesani batte Lippi in panchina). Nel 1974-75 stessa differenza reti ma punteggio diverso: 4-1. Un altro 3-0 invece agli albori degli anni Sessanta (campionato 1960-61). Nel Dopoguerra insomma mai la Juventus aveva perso con più di tre gol di scarto a Firenze. E nella storia solo una volta (nel 1940-41) ha subito in riva all’Arno un passivo più pesante: 5-0. Poi ecco il primato del “settebrutto”: la Juve non perdeva due partite di fila in Serie A subendo un totale di sette gol dal marzo 1957 (in due gare fuori casa, 3-0 a Udine e 4-1 al vecchio Filadelfia contro il Torino). In questo senso il parziale di Motta (0-7) è ancora peggiore di quello (1-7) di quasi settant’anni fa…
ORGOGLIO GOBBO – Palladino in panchina, Mandragora (a segno), Kean e Fagioli tra i migliori. Gli ex juventini della Fiorentina sono usciti tutti tra gli applausi del pubblico del Franchi. Malinconica invece la passerella degli ex viola della Juventus: impalpabile come (quasi) sempre Nico Gonzalez, seduto 90 minuti in panchina Dusan Vlahovic.
PIAGNISTEO – “Il campo non è stato bagnato, non so il motivo. La palla scorreva molto lenta…” Spogliatoi dello stadio Penzo, dopopartita di Venezia-Napoli 0-0. Parole e musica del signor Antonio Conte. Un refrain che assomiglia molto a quello del 9 novembre 2014, post partita di Inter-Verona 2-2. “E poi è cominciato anche a piovere…”, a giustificare il pareggio scaligero dell’uruguagio Nico Lopez al minuto 89. Dichiarazioni che costarono la panchina all’allenatore dell’Inter di allora. Conte, un Mazzarri… che ce l’ha fatta?
DIFFICOLTA’ – A giustificare l’ennesimo passo falso, il pareggio senza reti in casa della squadra penultima in classifica, Antonio Conte ha parlato ai microfoni di Dazn di “trasferta difficile sotto tanti aspetti.” I numeri però smentiscono l’allenatore partenopeo. Prima di affrontare il Napoli, il Venezia in casa aveva conquistato soltanto 13 punti sui 39 disponibili (3 vittorie, 4 pareggi e 6 sconfitte). Solo altre due volte su 13 i lagunari erano riusciti in questo campionato a non prendere gol al Penzo: 0-0 contro la Lazio il 22 febbraio e 2-0 contro il Genoa il 21 settembre dello scorso anno. Insomma, le trasferte difficili forse sono altre…
RICONOSCENZA – Il cammino è ancora lungo, certo. Ma se il Napoli dovesse perdere lo scudetto allo sprint, i due punti lasciati a Venezia chiamerebbero direttamente in causa una vecchia conoscenza di Antonio Conte. Il tecnico salentino nel 2021 conquistò il tricolore sulla panchina dell’Inter avendo spesso vicino un giovane (23 anni) Radu. Il portiere rumeno aveva già esperienza (Mancini lo fece debuttare in nerazzurro pochi giorni prima del 19esimo compleanno; poi per lui tre campionati da titolare, uno in B ad Avellino e due in A nel Genoa) ma proprio con Conte, e all’ombra di Handanovic (uno che non mollava niente…), Radu ha vinto il suo unico scudetto. Con due presenze a titolo già acquisito: il secondo tempo di Inter-Sampdoria 5-1 (senza incassare reti) e l’intera partita Inter-Roma 3-1 (di Mkhytarian il gol al passivo). L’anno dopo una sua topica a Bologna indirizzò invece il titolo verso il Milan. Adesso l’estremo difensore rumeno spera di aver risarcito con gli interessi i tifosi nerazzurri. Di certo non il suo vecchio mentore…
BATOSTE – Davvero incredibile come, in una stagione tutto sommato positiva (la squadra è a ridosso della zona Champions e nei quarti di Europa League), la Lazio abbia incassato due batoste storiche. A dicembre lo 0-6 dell’Olimpico contro l’Inter che rappresenta la peggior sconfitta interna della storia biancoceleste. Ieri il 5-0 di Bologna. Fuori casa un’imbarcata del genere non capitava ai biancocelesti da quasi dieci anni, da un altro sanguinoso 5-0: quello del 20 settembre 2015 al San Paolo contro il Napoli (a segno con Higuain, Allan, Insigne, ancora Higuain e Gabbiadini). In panchina c’era Pioli, su quella partenopea Sarri. Per un passivo superiore bisogna risalire invece alla Coppa Uefa 1977-78, quel Lens-Lazio 6-0 (ai supplementari dopo il 2-0 del 90esimo) passato alla storia come la partita delle “Garella-te”. La sconfitta laziale più pesante in campionato rimane Inter-Lazio 7-0 del torneo 1960-61.
APPLAUSI – Il Bologna quarto da solo a quota 53 merita applausi. In un 2025 fin qui strepitoso la squadra di Vincenzo Italiano ha raccolto in 14 partite tra campionato e coppe la bellezza di 8 vittorie (6 in A, una in Coppa Italia e una in Champions), 5 pareggi (4 in campionato e uno in Champions) e una sola sconfitta (2-0 a Parma il 22 febbraio scorso). Alla pausa, sarebbe qualificato per la prossima Champions e può centrare una finale di Coppa Italia che manca ai rossoblù dal 1974. A proposito, la storia dice che il Bologna di finali ne ha giocato due: nel 1970 contro il Torino (in realtà partita decisiva del girone finale) e, appunto, nel 1974 contro il Palermo (vittoria ai rigori). Come dice il proverbio? Non c’è il due senza il tre? Milan o Inter, insomma, sono avvisati. Anche se prima c’è da far fuori l’Empoli “copetero” dei miracoli.