Applausi tutti nerazzurri per il meritatissimo scudetto numero 19 di un’Inter che si avvicina alla doppia stella (unica ad averla, dal 1982, la Juventus che nel 2014 ha poi raggiunto anche la terza). Il presidente Zhang esibisce con orgoglio il primo titolo italiano conquistato da una proprietà straniera. Antonio Conte festeggia il suo quarto scudetto italiano (quinto titolo in campionato considerando anche quello conquistato nel 2017 in Premier con il Chelsea). Sabato nel successo di Crotone ancora reti da seconde e terze linee (Eriksen con deviazione determinante di Magallan e Hakimi) e ancora a secco la Lu-La. A dimostrazione che quello interista è davvero uno scudetto “collettivo”. Per un titolo assegnato con pieno merito all’Inter, una lotta Champions che si fa sempre più incerta ed entusiasmante: per i tre posti restanti, è gran bagarre con il trio Atalanta, Juventus e Milan a quota 69, Napoli a 67 e Lazio a 64 ma con una partita (in casa contro il Torino) da recuperare. Sabato in programma Spezia-Napoli e Fiorentina-Lazio, domenica Parma-Atalanta e soprattutto Juventus-Milan.
EN PLEIN – Per dare un senso alle ultime 4 giornate, l’Inter di Conte potrebbe mettere nel mirino lo “scudetto perfetto”, cioè il poker che oltre al primato comprende il titolo di miglior attacco, miglior difesa e il capocannoniere. Un en plein che in Serie A non riesce da dodici anni, da quando cioè l’Inter del Mourinho-1 vinse scudetto, classifica cannonieri (con Ibrahimovic, 25 gol) aggiungendo il primato di reti fatte (70, alla pari con il Milan) e di reti subite (32). A questo punto l’impresa quasi disperata è quella per il trono di re del gol con Lukaku a -6 (27 contro 21) da Cristiano Ronaldo; la difesa con 29 reti al passivo è la migliore del campionato; con 74 gol l’attacco interista è secondo solo a quello dell’Atalanta (79).
PROTESTE – Al di là del risultato finale della sfida di Udine, davvero poco edificanti le proteste di Bonucci, Pirlo e Paratici che hanno accompagnato negli spogliatoi l’uscita dell’arbitro Chiffi alla fine del primo tempo. C’era una volta (tanto tempo fa…) lo stile Juve.
DIGIUNO… E DOPPIETTA – Con il rigore trasformato al minuto 83 di Udinese-Juventus, Cristiano Ronaldo ha interrotto a 430 minuti il suo digiuno record in Serie A: l’ultima rete l’aveva segnata al 13esimo della partita contro il Napoli, poi a secco contro Genoa, Parma e Fiorentina. Con il colpo di testa (complice anche la cappella del portiere Scuffet) ha poi segnato il suo 27esimo gol in questa Serie A rilanciando le ambizioni Champions dei bianconeri e mettendo una seria ipoteca alla vittoria della classifica cannonieri. Detto tra parentesi: prima del rigore del pareggio pochi si erano accorti della sua presenza in campo…
STORICA TRIPLETTA – Ha solo 4 mesi in meno di Ibrahimovic e tanti titoli (sul campo e sui giornali) in meno dell’attaccante svedese del Milan. Eppure Rodrigo Palacio domenica è entrato nel suo piccolo nella storia: perché nessuno alla sua età era riuscito a segnare una tripletta in Serie A. Un tris di un classe ’82 ispirato da tre assist di uno che potrebbe essere… suo figlio: Emanuel Vignato, classe 2000, 21 anni da compiere il prossimo 24 agosto. In verità questa stagione rischiava di essere la peggiore nella carriera italiana del “Trenza” che era fermo a una sola rete, quella segnata al Parma più di sette mesi fa (28 settembre 2020). Prima del risveglio di ieri al Dall’Ara.
RECORD NEL MIRINO – Con la doppietta di Bologna, Dusan Vlahovic (un altro classe 2000) ha toccato quota 19. Ha ancora 4 partite a disposizione per provare a rimpinguare un bottino già cospicuo. Nei 20 campionati di A del nuovo millennio soltanto tre attaccanti della Fiorentina hanno segnato più del serbo: Toni con 31 gol che nel 2005-06 gli valsero la Scarpa d’oro europea, Batistuta con 23 nel 1999-00 (sua ultima stagione in viola), Enrico Chiesa con 22 nel 2000-01. Vlahovic, insomma, ha a portata di piede tre super miti della moderna Fiorentina…