Il calciatore dell'Atalanta ha parlato della sua decisione di trasferirsi a Bergamo dopo una stagione difficile con la squadra milanese
"Nerazzurro? Tutti dicono che siano i colori che mi stanno meglio". Charles De Ketelaere non perde occasione per lanciare qualche "frecciatina" al Milan che lo ha portato sì in Italia, ma con il quale non sembra aver mai trovato il feeling giusto. L'attaccante belga sembra esser rinato con la maglia dell'Atalanta che, guarda caso, porta gli stessi colori sociali del Bruges che lo ha lanciato nel grande calcio.
Il trequartista della squadra orobica ha raccontato in un'intervista a La Gazzetta dello Sport la scelta di trasferirsi di una cinquantina di chilometri e ricominciare da Bergamo dove sembra aver trovato la sua dimensione oltre a quella passione per il gol che lo aveva condotto nel Bel Paese. "Ci ho pensato un po', certo: non era una scelta qualsiasi. Ma difficile no, perché tutti, a cominciare dal mister e dal direttore D'Amico, mi hanno fatto sentire subito e sempre la fiducia giusta. E poi vedere giocare l'Atalanta mi era sempre piaciuto. C'erano anche altre opzioni, ma non le ho mai considerate: o Milan, o Atalanta - ha raccontato De Ketelaere -. Se faccio una scelta, non sto lì a pensare: 'E se sbaglio?'. Sono già sicuro che metterò tutto me stesso per farla essere giusta. Dopo le due vittorie contro il Milan non ho pensato 'Non mi avete capito', ma certo quando abbiamo battuto il Frosinone non ero così contento, questo sì. Non era una sensazione negativa, però so cos'è il Milan, dunque anche cosa significa batterlo".
Milan avvertito, soprattutto in vista del futuro che sembra esser più a tinte nerazzurre che rossonere complice anche un riscatto che porterebbe introiti di rilievo nelle casse di via Aldo Rossi e che consentirebbero al club di Gerry Cardinale di muoversi meglio sul mercato in estate. Dopotuttto lo stesso De Ketelaere non sembra così intenzionato a rientrare alla base come dimostrato dall'intenzione di rimandare qualsiasi decisione a un tempo indefinito: "Il mio futuro? È gennaio, c'è ancora tempo. Oggi penso solo che quel che accadrà non dipenderà soltanto da me e mi hanno insegnato che devo pensare solo alle cose che posso 'controllare': il prossimo allenamento, la prossima partita. E il fatto che sono molto contento di essere qui all'Atalanta - ha sottolineato il belga -. Con i consigli tecnici e tattici di Gasperini ha fatto evolvere il mio modo di vedere il calcio. Mi ha detto subito: 'In campo devi essere protagonista. Chi segna o fa un assist lo è di sicuro, ma puoi esserlo anche con un pressing fatto bene, giocando bene da attaccante'. Già al Bruges, dove giocavo in vari ruoli, sentivo di poterlo essere. Ora lo so: mi sento molto meglio così, da punta. Un gol è sicuramente meglio di un assist, ma non sono mai stato un calciatore che dice: 'Preferisco perdere segnando due gol'. E ce ne sono, di attaccanti così".
Fra i paragoni con un fuoriclasse come Jannik Sinner, definito dal giocatore dell'Atalanta un "falso magro" che, complice l'altezza, sa "nascondere i muscoli", e i diversi obiettivi stagionali ancora da perseguire, De Ketelaere non ha nascosto il periodo difficile passato a Milano quando si è ritrovato anche a dubitare di sè stesso. "Adesso sono un nove e mezzo, è una buona sintesi che mi piace. Per lavorare meglio cerco di essere sempre sereno, anche dopo le partite meno buone, è difficile che io sia arrabbiato. Quando gioco ho un faccia diversa, sorrido molto poco, se non quando esulto, ma è solo concentrazione. Nei momenti duri ho mai dubitato di me? Direi una bugia rispondendo no, ma poi è il lavoro che mi porta a non dubitare, mi ha aiutato a non perdere fiducia in me stesso. Do tutto quel che ho, e posso dare ancora di più. Ma sento che sto crescendo e non mi meraviglia: quello che dai, lo ricevi indietro quasi sempre - ha concluso l'attaccante belga -. Quando mi è scattato dentro qualcosa? Non un solo 'clic': quando ti senti meglio ed entri in sintonia con i compagni, metti in fila diverse buone partite. Sono orgoglioso e fiducioso per me stesso e per la squadra, in corsa per i suoi obiettivi in campionato, Europa League e Coppa Italia. Giocare qui è impegnativo, ma molto divertente: abbiamo qualità e non solo davanti, di sicuro non l'ho portata solo io. Per vincere la Coppa Italia ci mancano tre grandi partite e so che qui aspettano un trofeo da 60 anni, sarebbe molto bello essere nell’Atalanta che ne riporta uno a Bergamo