L'ex bandiera e tecnico della Roma: "Aveva questa aura che si portava dietro, questa leadership anche silenziosa"
© Getty Images
Ospite al Maxxi di Roma per la Sport Industry Talk, Daniele De Rossi è stato travolto dall'affetto dei tifosi. Poca voglia di parlare del presente ("Di attualità non parlo!"), l'ex tecnico e allenatore della Roma è stato intervistato da Walter Veltroni: "Totti il giocatore più forte e più affascinante, ci ho giocato tanti anni insieme. Aveva questa aura che si portava dietro, questa leadership anche silenziosa. Parlava con i gesti, l'ho vissuto anche da tifoso come adolescente".
Sulla sua avventura alla Roma. "Nella mia seconda esperienza da allenatore sono entrato nello spogliatoio da ex capitano e per alcuni calciatori della Roma ero un amico. In questo caso devi cercare di star loro vicino, senza però dare troppi spazi. La gestione delle risorse umane e del gruppo è molto importante".
Se solo la vittoria rende felici. "No, la vittoria rende belli, intelligenti, furbi, ascoltabili e credibili - ha aggiunto De Rossi -. Forse il più grande esempio è Gasperini perché quello che ha fatto è incredibile, ha cambiato vita ad un club e alla città, prendendo una squadra che faceva l'ascensore tra A e B con grande dignità e ora è club di prima fascia. Adesso è un personaggio affascinante dopo aver vinto l'Europa League, ma a volte finali del genere le perdi anche per un rigore o un episodio e non cambia niente nel tuo percorso. Lo stesso è successo a Spalletti dopo lo Scudetto".
Su cosa lo affascina di più nello sport. "Per me il percorso è la cosa più affascinante, non ho vinto tantissimo a livello di club, ma ho vinto il Mondiale e non ricordo quel trionfo con più affetto e brividi rispetto all'Europeo del 2012 quando perdemmo in finale contro una squadra di marziani. Per me la vittoria non rende felici, ma intorno a me percepisco che chi vince può dire una parola in più".
Sui calciatori più forti affrontati in carriera. "Zidane, un uomo che sembrava cupo ma era bello a vedersi, fortissimo. Il più difficile da marcare invece è stato Seedorf, era più intelligente, più fisico e più tecnico di me. Mi ha fatto venire qualche linea di febbre dopo che l’ho affrontato".