Intervista di Bruno Longhi all'ex ct azzurro: "Aspetto una panchina, voglio tornare ad allenare"
di Bruno Longhi© Getty Images
La voglia di allenare, i meriti di De Laurentiis e la forza del Napoli, il cammino in Champions dei partenopei, del Milan e dell'Inter, le prospettive di Kvaratskhelia, le difficoltà di De Ketelaere e una decisione che oggi, col senno di poi, cambierebbe. C'è tutto questo nella lunga intervista che Roberto Donadoni - calciatore da 18 trofei, comprese tre Champions, e una carriera da tecnico sulle panchine, fra le tante, di Napoli, Cagliari, Parma, Bologna e Italia - ha concesso a Bruno Longhi per la trasmissione Apericalcio. L'uomo e il grande conoscitore di calcio in primo piano, capace di rivedere anche giudizi che un tempo avevano fatto scalpore, come quando senza giri di parole, dopo la fine dell'esperienza partenopea, disse che De Laurentiis capiva poco o nulla di calcio: "Beh, il tempo insegna, ha capito tante cose, ha lavorato molto bene e quello che ha prodotto lo dimostra. Il Napoli sta meritando tutto quello che ha sin qui ottenuto: non si tratta di parlare di favole, sogni o altro, questa è solida realtà. In serie A non c'è storia, lo scudetto è lì, ma questa squadra ha la possibilità di fare bene in Europa. Anzi, questo è un obiettivo che devono porsi e cercare di raggiungere".
Un obiettivo che può essere raggiunto a patto di superare come primo ostacolo il Milan: "La Champions è una competizione particolare che dà stimoli forti e che tira fuori dai giocatori quel qualcosa in più, però oggi una valutazione a freddo porta a vedere avvantaggiato il Napoli sul Milan, per il ruolino di marcia che ha e per uno spirito di gruppo che pare veramente unico". E a proposito di Champions, la terza italiana in corsa è l'Inter che dovrà fronteggiare il Benfica: "Non sono affatto d'accordo con chi dice che il Benfica sia abbordabile. I portoghesi sono forti, hanno qualità, velocità, tecnica, doti di assoluto valore. Non esistono squadre deboli nei quarti in Europa, è come le affronti che le può rendere apparentemente deboli. Pensate al mio Milan contro la Steaua e poi ancora col Barcellona ad Atene...".
Dal Milan che fu al Milan di oggi: "Dopo lo scudetto tutti si aspettavano un'altra grande stagione, così non è stato, è mancata la continuità ma penso sia riduttivo dare la colpa al mercato estivo. I motivi sono evidentemente di più". Certamente però il grande investimento della passata sessione di mercato ha deluso: "De Ketelaere va aspettato così come è stato fatto per Tonali. Il Milan ha puntato sul belga perché in lui ha visto qualità importanti, ha faticato quest'anno ma spero dimostri quello che vale nel prossimo futuro". Da CdK a due uomini di fascia che stanno vivendo momenti differenti ma che promettono di essere le stelle del prossimo futuro: "Leao è l'uomo che sa accendere la fantasia, sta esprimendosi a fasi alterne, deve trovare continuità ma senza entrare nel merito di questioni economiche dico che il Milan deve puntare su giocatori come lui. Kvaratskhelia è unico. Non so se mi assomiglia o meno, di certo è stata una grande scoperta dei dirigenti del Napoli. Oltre alla tecnica, si vede che ha tanta voglia di emergere e dimostrare il suo valore".
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Intanto, in attesa di tornare ad allenare ("Il golf è una passione, la panchina è il mio mestiere e spero ti trovarne presto una nuova") uno sguardo sulla Nazionale: "Pafundi e Retegui? Fa bene il ct Mancini a perseguire il suo progetto e utilizzare tutte le risorse possibili. E' un momento difficile, se i giovani hanno potenzialità e forza vanno provati". Con un rimpianto per chiudere: "Cosa cambierei tra i rigori agli Europei del 2008 e il no a Tavecchio per il dopo Ventura? Detto che è giusto che le cose siano andate come la realtà insegna, anche per il rapporto con l'uomo che è stato oggi rifletterei molto più attentamente sulla proposta di Tavecchio".