Addio a Trevor Francis, stella del calcio inglese
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L'arrivo in Francia fu traumatico, ma poi l'allenatore Chalençon lo lanciò nella squadra B del Reims e da lì iniziò la scalata fino al campionato italiano
di Enzo Palladini© Getty Images
Un primo passo nella storia l’ha già fatto: El Bilal Tourè è il giocatore più pagato nella storia dell’Atalanta. L’operazione che l’ha portato in nerazzurro questo attaccante veloce e potente costerà al club bergamasco 33 milioni compresi bonus. Una scommessa che Gasperini e il club sono sicuri di vincere, proprio per questo hanno lottato euro su euro fino all’ultimo contro l’Everton per assicurarsi questo ragazzo.
È arrivato in Francia il 3 gennaio 2020, giorno della sua firma con il Reims. Il destino l’ha portato a imbattersi in uno degli inverni più rigidi che si ricordino nella regione dello Champagne, lui che arrivava dalle alte temperature dell’Africa Occidentale. I primi tempi furono traumatici, come racconta l’allora allenatore della squadra B del Reims alla quale il ragazzo era destinato, Franck Chalençon: “Dopo l’allenamento lo trovavo immobile, seduto sulla panchina dello spogliatoio. Non riusciva nemmeno a togliersi le scarpe da gioco. Mani gelate, piedi gelati. Però non voleva aiuto. Era la prima volta che veniva in Europa e quando gli chiedevo se ce la faceva mi diceva: “Va tutto bene, mister”. Per lui andava tutto bene”.
Doveva per forza andare bene, dopo un’infanzia di quelle che nessun bambino dovrebbe avere. È nato ad Adjamè, non lontano da Abidjan, la capitale della Costa d’Avorio, ma i genitori venivano dal Mali. In realtà, El Bilal non ha mai conosciuto il padre e forse non lo conoscerà mai. La madre per mantenerlo faceva la commerciante e lavorava moltissimo, quindi in pratica è stato cresciuto dai nonni materni. A nove anni per riconoscenza proprio nei confronti dei nonni, si metteva a loro disposizione per piccoli lavoretti, in particolare andava a prendere acqua per consentire ai due anziani di lavarsi ogni giorno. Ovviamente gli piaceva il calcio e ovviamente al momento di andare in collegio scelse una scuola che avesse anche una squadra di calcio, la Lourè Academy.
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La svolta arrivò quando Tourè aveva tredici anni. Si giocava un’amichevole tra la Lourè Academy e la Ivoire Academy. Fin dal riscaldamento l’allenatore della Ivoire, Alain Tiemelè detto “Charlton”, si mise a osservare il capitano della Lourè, che era appunto El Bilal. Calciava di destro, di sinistro, potente, preciso. Impressionante. In quel periodo il ragazzo si allenava ogni tanto con un club importante, l’Asec di Abidjan, che però non si decideva a tesserarlo. Tiemelè si consultò con i suoi giocatori e nessuno manifestò dubbi: quel ragazzo sarebbe stato utile alla Ivoire Academy. Il giorno dopo arrivò la firma sul cartellino, con l’autorizzazione dello zio di El Bilal che nel frattempo era diventato il suo tutore legale.
Un paio d’anni dopo, Tiemelè si trasferì nel Mali, alla Africa Football Elite (AFE), un centro di formazione molto importante. Nel frattempo, la mamma di El Bilal era tornata a fare la mamma a tutti gli effetti e quando “Charlton” le chiese di portare con sé il ragazzo a Bamako (la capitale del Mali), la risposta fu secca e decisa: “Va bene, e io vengo con lui”. Del progetto AFE faceva parte anche un ex grande giocatore, Diomansy Kamara, già attaccante di Red Star, Fulham, West Bromwich, Celtic. La squadra partiva dalla terza divisione maliana e curava soprattutto il settore giovanile. Kamara la racconta così: “El Bilal era ancora fragile quando è arrivato da noi. Però abbiamo capito subito che aveva qualcosa di speciale. Nella prima amichevole vincemmo 6-1 e segnò cinque gol”.
Si fece notare abbastanza alla svelta. La Federazione del Mali gli propose di giocare nella Nazionale Under 17 e Touré accettò subito, in considerazione della cittadinanza della mamma. L’allenatore dell’Under 17 però non lo apprezzava, lo convocava senza farlo giocare. Molto diversa la situazione nell’Under 20, dove il commissario tecnico Mamoutou Kanè lo prese sotto la sua ala protettrice, tanto da essere considerato quasi un suo secondo padre.
La grande svolta nella carriera di El Bilal Touré è datata 2019, Coppa d’Africa Under 20. Un torneo che rischiava di non giocare a causa di un infortunio. Kanè lo portò, gli diede la maglia numero 9 e lo fece giocare, quasi sempre. E il Mali andava avanti. El Bilal era a quota zero gol dopo i tempi regolamentari della semifinale contro la Nigeria, segnando poi il rigore decisivo per raggiungere la finale. Il 13 febbraio del 2019 a Niamey, capitale del Niger, il Mali alzò la Coppa battendo il Senegal dopo i rigori, uno dei quali realizzato proprio dal nuovo attaccante dell’Atalanta, inserito anche nella Top 11 del torneo.
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Proprio in quel periodo, il procuratore Seran Diabatè cominciò a prendersi cura del ragazzo, organizzando un viaggio in Francia per qualche provino alla fine della stagione 2018-19. In particolare, molto bene andò proprio il test con il Reims. L’allenatore Franck Chalençon disse ai suoi dirigenti che andava blindato subito, avendo captato che a lui si stavano interessando anche grandi club europei come l’Ajax. Gli fecero firmare un precontratto, perché non aveva ancora compiuto diciotto anni. “Ci vediamo dopo il 3 ottobre”, gli dissero. Proprio in quel periodo, il suo “padre adottivo” Kanè l’aveva convocato per il Mondiale Under 20 che si disputava in Polonia. Ma a quel torneo non arrivò mai. Chiamò il suo CT in lacrime: “Mia mamma è malata, non posso proprio lasciare il Mali”. Kanè gli disse di stare tranquillo, che tanto il suo valore non ne sarebbe stato intaccato.
Il 3 gennaio del 2020, eccolo allora a Reims, ridotto a un ghiacciolo. Qualche giorno di adattamento fu sufficiente. L’11 gennaio eccolo in campo per una partita della squadra “riserve” sul campo di Sainte-Geneviève-des-Bois. In realtà era in panchina, ma l’allenatore Chalençon al 72’ lo buttò dentro quando perdeva per 1-4: un assist, un gol e un clamoroso 4-4 finale. La settimana successiva eccolo titolare contro il Saint-Maur Lusitanos. Risultato 1-0, gol di Tourè. Questa fu l’ultima apparizione con la squadra B.
Tra giocatori venduti al mercato di gennaio e infortuni vari, la prima squadra del Reims nel gennaio del 2020 si trovò in difficoltà dal punto di vista numerico. L’allenatore David Guion decise di aggregare El Bilal Tourè al gruppo principale e non lo lasciò più andare via. Il ragazzo aveva la faccia tosta sufficiente per stare al passo con gente molto più esperta, divenne anche ben presto il re dell’animazione, con le sue canzoni maliane e i ritmi africani che faceva ballare ai compagni. Ma il 1° febbraio eccolo già in gol sul campo dell’Angers: vittoria del Reims 4-1. In quella prima mezza stagione, Tourè segnò 3 gol in 7 presenze.
Franck Chalençon, l’allenatore che aveva raccomandato il suo tesseramento e che l’aveva fatto esordire nella squadra B, ricorda così quel periodo: “Ha subito chiesto consiglio al fisioterapista, al preparatore fisico. Perché il suo primo acquisto non sono stati i jeans, i vestiti, era una cyclette, cuscini per la prevenzione, attrezzature per il recupero... Mostra la mentalità del ragazzo”. Colpiva molto la sua professionalità, inusuale in un ragazzo così giovane. Il suo idolo è sempre stato Cristiano Ronaldo e proprio dal portoghese ha provato almeno a copiare il grande senso del dovere.
Nella stagione 2020-21 eccolo titolare nel Reims: 33 presenze, 4 gol e 1 assist. Ed eccolo anche esordire nella Nazionale del Mali convocato dal CT Mohamed Magassouba. Nell’estate del 2021, El Bilal voleva a tutti i costi lasciare il Reims, ma il club dello Champagne lo convinse a restare perché aveva venduto Dia al Villarreal. Stagione poi non eccezionale, con 21 presenze e 2 reti in Ligue 1. L’anno scorso la sua voglia di cambiare Paese e campionato è stata accontentata: il Reims l’ha venduto all’Almeria per 8 milioni di euro. E la stagione è stata quella della consacrazione, nonostante qualche problema muscolare: record di gol segnati (7 in Liga) nonostante le sole 21 partite disputate. Cifre sufficienti per convincere l’Atalanta a investire una cifra-record.
Dal punto di vista tecnico e tattico, Tourè è un centravanti moderno che può giocare all’occorrenza anche da attaccante esterno. Micidiale in campo aperto, quando può sprigionare tutta la sua velocità e la sua potenza. Qualcuno lo ha paragonato a Duvan Zapata, del quale prenderà il posto al centro dell’attacco bergamasco. Gasperini si augura che possa diventare anche più bravo. Il coraggio, con la storia che ha alle spalle, non gli manca.
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