Il Corriere della Sera ricostruisce la vicenda che ha portato all'arresto di due esponenti dell''ndrangheta calabrese
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Giorno dopo giorno, dopo l'anticipazione del Corriere della Sera, emergono nuovi particolari in merito all'estorsione subita dal padre e dalla sorella di Rino Gattuso a Corigliano Rossano, in Calabria: il lavoro degli inquirenti ha portato all'arresto di due persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver chiesto il pizzo a Francesco e Ida Gattuso con minacce e intimidazioni, tra cui l'incendio di due auto di proprietà della sorella dell'attuale allenatore del Marsiglia e danneggiamenti all'abitazione della donna stessa. In base a quanto emerso, per porre termine all'estorsione, sarebbe intervenuto Rino Gattuso che attraverso un amico-emissarrio avrebbe pagato quanto richiesto dai due malviventi legati all''ndrangheta e poi arrestati.
I due (il boss locale Aldo Abruzzese, di 51 anni, e Mustapha Hamil, suo braccio operativo) sono ritenuti vicini alle cosche attive nella città calabrese: per loro l'accusa è quella di essere il mandante e l'esecutore materiale delle intimidazioni, responsabili secondo la Procura della Repubblica e dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro degli incendi dolosi di due macchine di Ida Gattuso, avvenuti a Corigliano Rossano il 17 ottobre e il 15 dicembre scorsi, e del danneggiamento - sempre tramite incendio - dell'abitazione della donna. Intimidazioni volte a "convincere" la famiglia Gattuso a pagare 3mila euro come pizzo riguardo a un finanziamento di 80mila euro ottenuto da Francesco Gattuso per la realizzazione di un impianto fotovoltaico.
Secondo quanto riporta oggi il Corriere della Sera, tra i capi d'imputazione a carico dei due 'ndranghetisti si afferma che "i due responsabili dell'estorsione costringevano la famiglia Gattuso, e in particolare Francesco e Gennaro (detto Rino, ndr) Gattuso, per il tramite [...] di un collaboratore dello stesso Gennaro Gattuso, a versare [...] la somma di 1.500 euro, per un totale di 3mila euro". Agli inizi dell'anno, una parte della somma che stava per essere pagata è stata sequestrata. Agli arrestati, si legge ancora nel capo d'imputazione, viene contestata anche “l'aggravante di aver agito con metodo mafioso, in virtù delle modalità esecutive del fatto, evocative del 'modus agendi' tipico delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà della popolazione che da quella derivano, oltre che per incrementare il proprio prestigio criminale sul territorio”.
Sempre Il Corriere della Sera ha pubblicato anche delle intercettazioni in cui la sorella di Rino Gattuso parla di quanto successo: “Quindi è sceso Salvatore in Calabria?”, chiede un’amica riferendosi a un collaboratore dell’ex calciatore del Milan. “Sì, lo ha mandato mio fratello, è tutto a posto”, risponde Ida Gattuso. “La storia solo tuo fratello la poteva risolvere e nessuno più”, replica l’amica. In altre conversazioni, Ida Gattuso appariva molto preoccupata per le minacce: “Mio padre non ha ancora pagato. Ha fatto il compleanno hollywoodiano, ha comprato la macchina ma non ha aggiustato le cose”. E in un altro passaggio: “Gli ho detto di aver messo a repentaglio la mia vita... Io non ce la faccio più. Non vivo più né io né i miei figli”.