Il ghanese: "Sono stufo, la gente non capisce come si sentono Balotelli, Boateng o Koulibaly quando tornano a casa"
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Kevin Prince Boateng, uno dei primi calciatori in Italia ad alzare la voce contro il razzismo (il pallone scalciato verso la curva nell'amichevole Pro Patria-Milan del 2013), ha annunciato di voler creare una task force per il 2020: "Ci penso io, coinvolgendo anche altri calciatori. Sono stufo, la gente non capisce come si sentono Balotelli, Boateng o Koulibaly quando tornano a casa. Noi siamo soli" le parole al Corriere della Sera.
"Divento pazzo quando sento commenti del tipo 'tanto guadagni 5 milioni', addosso restano cicatrici che non si possono cancellare" prosegue Boateng "Serve la squalifica del campo. Le società devono pagare per il comportamento dei loro tifosi. Oppure, se necessario assegnare la sconfitta a tavolino. E poi negli stadi si dovrebbero installare più telecamere per individuare chi compie certi gesti".
Secondo il ghanese non basta la campagna 'No to racism' in Champions League: "Non mi basta che dopo gli insulti a Balotelli venga impedito l`accesso a una parte di tifosi. Io spero sempre in comportamenti positivi e mi auguro che il pubblico qualcosa abbia imparato e non replichi più certi atteggiamenti".