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FIORENTINA

Bove fissa il rientro: "Il mio obiettivo è tornare a giocare a giugno"

Il giovane centrocampista viola: "Non posso permettere a me stesso di mollare così"

21 Feb 2025 - 20:17

"So che questo è un periodo, una condizione temporanea. Il mio obiettivo è tornare a giocare a giugno". Così Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina. Il calcio, spiega, "è uno dei miei più grandi amori. C'è quello per la mia famiglia, quello per la mia fidanzata e quello per il calcio. Non le dico che siano tutti allo stesso livello, ma insomma. Io, ora, sento di non essere lo stesso senza il calcio. È difficile esprimere cosa sia il calcio per me: le sembra troppo se dico che è una forma d'arte?".

Dopo il malore accusato il 1° dicembre durante Inter-Fiorentina, a Bove è stato installato un defibrillatore. "Se si decide di mantenerlo, in Italia non potrò giocare - spiega a Vanity Fair - qui da noi la salute viene prima dell'individuo, e non sto dicendo che sia una regola sbagliata. Ma all'estero sì, praticamente ovunque. Gliel'ho detto, il calcio è troppo importante per me, non posso permettere a me stesso di mollare così. Io ci riprovo, senza ombra di dubbio. Vedrò anche come starò: se avrò paura, se non sarò tranquillo… allora cambierà tutto".

Sulla possibilità di andare a giocare all'estero, Bove afferma: "Per come stanno le cose adesso, sì. Però non escludo affatto di poter togliere il defibrillatore, i medici mi stanno dicendo che c'è questa possibilità". Un futuro nel campionato inglese? "Mi è sempre piaciuta Londra. E poi il campionato inglese è molto competitivo", sottolinea Bove.

Del malore dice di ricordare "davvero poco, che ero in campo e che a un certo punto ha cominciato a girarmi la testa come quando ti alzi troppo velocemente dal letto, ho avvertito una sensazione di spossatezza… e basta. Non ricordo di essere caduto. Mi sono risvegliato in ospedale, toccandomi le gambe perché pensavo mi fosse successo qualcosa al ginocchio, un incidente. Per me, all'inizio, non è stato difficile come per i miei cari: io non capivo nemmeno la gravità della situazione, pensavo di essere semplicemente svenuto. Loro invece sapevano di avere corso il rischio perdere un figlio, un amico, o di potermi rivedere in condizioni… brutte".

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