Numero 31, ha segnato appena scoccate le 13: un film perfetto e struggente nel ricordo del capitano
Il calcio è strano, dicono. Racconta storie meravigliose e struggenti, dipinge quadri impensabili e unici, porta nei cuori delle persone emozioni inaspettate. Quando è morto Astori qualcuno si è addirittura chiesto se fosse necessario sospendere il campionato. Altri hanno polemizzato sulla questione. Basterebbe riavvolgere il nastro di questa domenica, rivedere le immagini del Franchi prima, durante e dopo il match tra Fiorentina e Benevento per capire che no, lo spettacolo non deve, non può continuare sempre. Per una volta, purtroppo in una situazione struggente, devastante e dolorosissima, si è assistito ad uno spettacolo di compostezza, di dignità, di unità senza precedenti. E di silenzio, quello vero, non sporcato dagli applausi, quello sentito nel profondo, quello che è l'unica risposta davanti a certe situazioni.
Il calcio ci ha insegnato tanto, in questi sette giorni. Naturale che a scaturire tutti questi sentimenti sia stato l'addio ad un ragazzo che tutti hanno definito umile e speciale. Un esempio. Poi succede qualcosa di ancora più incredibile e immaginifico, come la trama di un film struggente, perfetto nella sua sceneggiatura. La Fiorentina è dovuta tornare a giocare con quello stato d'animo, senza il suo capitano ma senza anche il suo difensore centrale titolare. Ha dovuto avere a che fare, insomma, anche con una questione tecnico-tattica: ridicolo anche solo pensarci, in questi giorni, ma doveroso.
E al Franchi, col Benevento, Stefano Pioli ha messo al centro della difesa, al posto del suo capitano Astori, Vitor Hugo, un difensore brasiliano clase '91 dal nome che significa "il pensatore vittorioso", "colui che vince attraverso il pensiero". Ci avrà pensato tutta la settimana, Vitor Hugo, all'incombenza che avrebbe avuto col Benevento. Giocare al centro della difesa, al posto di Davide, che indossava il 13. Lui, brasiliano, indossa invece il 31. 1 e 3, 3 e 1, il 13 all'inverso. E lui ha staccato più in alto di tutti, lui ha segnato, quando erano appena scoccate le 13, a Firenze, in una serie di incredibili coincidenze da brividi, tutte legate a quel 13 che indossava Astori e che non vestirà più nessuno. I tre punti meno importanti della storia della Fiorentina, perché il risultato contava per quello che contava, in questa giornata, li ha regalati il 31, in un Franchi distrutto dalla pena, sotto una pioggia versata da un cielo che ha voluto piangere l'assenza di Astori e bagnare il nuovo inizio di una squadra ferita ma dignitosa, svuotata ma esemplare.