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Buono l'arbitraggio della prima donna chiamata a dirigere una finale maschile Uefa
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Gli occhi erano tutti su di lei. Guai a sbagliare Stephanie, non te lo perdonerebbero. E la Frappart non ha fallito la prova più importante, quella che ti cambia la vita: la prima donna a dirigere una finale maschile Uefa. Concentratissima durante il riscaldamento, sorridente con le sue assistenti Manuela Nicolosi (francese di federazione, ma italiana di nascita) e Michelle O'Neill prima dell'inizio della Supercoppa europea e se c'era emozione - perché, un direttore di gara uomo non ha un po' di paura, non sente la tensione la notte prima di una grande partita? - l'ha nascosta proprio bene.
"Vorrei solo una cosa, essere giudicata come fischietto e non come donna. Il regolamento e la sua applicazione sono uguali per tutti, non hanno sesso", ha detto Stephanie alla vigilia del match, volendo mettere subito le cose in chiaro. E in campo la 35enne francese è stata sicura, autorevole, insieme alle sue assistenti. Nessuna incertezza, nessun tentennamento nei momenti decisivi della partita. Perfettamente regolare la posizione di Giroud su assist di Pulisic in occasione del vantaggio del Chelsea, da annullare il raddoppio di Pulisic in off-side (confermato dal Var), nessun fallo sul portiere sul pareggio Reds di Mané e da annullare il 2-1 dei Blues al minuto 84' per fuorigioco di Mount. Ferma con il fischietto alla bocca sull'intervento del portiere Adrian su Abraham per il 2-2 del Chelsea su rigore di Jorginho. Sempre vicina all'azione, equilibrata nelle decisioni e nei cartellini, non si fa intimorire dai giocatori, rossi o blu, che con rabbia agonistica le contestano il fischio di un fallo. Come on!