Arrivato in Italia con il barcone dopo otto mesi a piedi per scappare dalla Sierra Leone, ha esordito a Cagliari e ha incantato tutti
Yayah Kallon, segnatevi questo nome. “Mi ispiro a Pandev” ha detto il ragazzo classe 2001 dopo l’esordio con la maglia del Genoa sul campo del Cagliari e come il suo compagno anche lui è dotato di grande tecnica e l’ha dimostrato nello spezzone giocato in Sardegna. Un gol annullato dal Var e almeno altre due ghiotte occasioni per rendere indimenticabile un esordio che di per sé è già una storia speciale. A 14 anni infatti Kallon, come lui stesso ha raccontato ai canali ufficiali rossoblù, è dovuto fuggire dalla Sierra Leone per evitare un destino tragico, ha percorso a piedi tutta l'Africa per otto mesi ed è arrivato in Italia con il barcone.
"Al mio paese in Sierra Leone c'è un gruppo terroristico che rapisce i bambini per trasformarli in soldati e i miei genitori avevano paura che potesse succedere anche a me così hanno deciso di farmi partire. È stata dura, non volevo ma era la cosa migliore da fare. Per pagarmi la traversata via mare ho lavorato, dalla pulizia nelle case al muratore e quando sono riuscito a raccogliere i mille dinari che servivano mi hanno rapinato, così ho dovuto ricominciare da capo". Una storia difficile con un lieto fine da favola: una volta in Italia, da Lampedusa arriva a Scicli e dunque a Genova prima e in Piemonte poi. Il provino con l'Entella va male, ma il Genoa decide di puntare su di lui e lo aggrega alle giovanili.
Poi l’esordio in Serie A. “Io l’ho visto arrivare mercoledì e mi sono molto arrabbiato, perché è un ragazzo molto interessante e me l'hanno segnalato solo a pochi giorni dalla fine del campionato - ha detto di lui Ballardini dopo la gara col Cagliari - Il Genoa deve avere una rosa di 15 giocatori più dei giovani della Primavera e lui deve essere uno di questi. Mi sembra un ragazzo serio, quello che ha passato gli dà una motivazione in più”.
“Il mister e i compagni mi hanno dato tanta fiducia e voglio dare sempre di più” ha detto Kallon, raggiante, dopo l’esordio in A: “Sono tanto felice”. E dopo tanta sofferenza non potrebbe essere altrimenti.