L'attaccante ventenne rossoblù: "L'alternativa era diventare un bambino soldato in Sierra Leone"
Un gol decisivo in Coppa Italia per iniziare la stagione al meglio anche se la sua partita più bella Yayah Kallon l'ha vinta ben lontano da un campo di calcio. Il 20enne attaccante del Genoa ha siglato il 3-2 a due minuti dalla fine nella rimonta contro il Perugia, ma prima di vestire il rossoblù del Grifone ha dovuto superare prove più complicate. Un viaggio solitario di otto mesi per attraversare il continente africano attraverso la Libia e poi la traversata per Lampedusa: "Dedico il mio gol a Gino Strada - ci ha tenuto a dire a fine partita ricordando la morte del fondatore di Emergency - ha fatto moltissimo per il mio Paese".
"L'alternativa al mio viaggio da Odissea era rimanere lì e diventare un bambino soldato - ha raccontato il giovane Kallon alla Gazzetta dello Sport -, ci sono organizzazioni locali che reclutano ragazzi. Ad alcuni familiari è già successo. Ne ho parlato coi miei genitori e abbiamo preso questa decisione, da allora non sono più tornato a casa ma i miei li sento. Ho avvisato mia mamma del gol decisivo in prima squadra, era felicissima".
"Il viaggio è stato lungo e difficile, all'inizio ero da solo poi lungo il percorso ho incontrato ragazzi di tanti paesi, dalla Costa d'Avorio al Senegal al Mali ed anche se non parlavamo la stessa lingua abbiamo fatto gruppo - aveva raccontato qualche mese fa a Genoa Channel -. Il momento peggiore è stato sicuramente il periodo in Libia. Lì non c'erano regole e incontravi ragazzini che giravano armati. Per pagarmi la traversata via mare ho lavorato, dalla pulizia nelle case al muratore e quando sono riuscito a raccogliere i mille dinari che servivano mi hanno rapinato così ho dovuto ricominciare da capo".
Ora il gol al Perugia dopo l'esordio in Serie A nella scorsa stagione e il pensiero speciale a Gino Strada nonché alla sua Sierra Leone: "Sono consapevole che non potrà essere certo abbastanza per ringraziare un medico che ha fatto moltissimo per il mio Paese, dove ha costruito ospedali importanti, curando centinaia di migliaia di persone, e pure per tutta l’Africa, aiutandoci pure quando è scoppiata l’ultima epidemia di Ebola nel 2012. Sono molto triste per tutto questo".