Tra Genoa e Palermo, lo svedese ha dovuto fare i conti con la scarsa pazienza di Zamparini e Preziosi
Sbarcato a Palermo nel luglio 2015, Oscar Hiljemark ha subito dovuto fare i conti con uno degli aspetti più spietati della Serie A: contano solo i risultati e conta che arrivino in fretta. Una legge imparata molto bene al Palermo, dove in un anno e mezzo con Zamparini ha conosciuto nove diversi allenatori prima di trasferirsi al Genoa. E anche qui, dopo aver cominciato con Juric, ha ha proseguito con Mandorlini per poi tornare a lavorare con il tecnico croato. E con 12 cambi di allenatore in quasi due anni d'Italia, per lo svedese si può parlare di record difficilmente superabile in futuro.
Il primo allenatore di Hiljemark, al Palermo, è stato Beppe Iachini fino al novembre 2015, quando Zamparini chiamò Ballardini. Le cose però non proseguirono molto bene e così sulla panchina rosanero arrivò Schelotto, affiancato da Giovanni Tedesco (prima) e Fabio Viviani (poi). Un'esperienza, quella di Schelotto, durata pochissimo e seguita dal ritorno in Sicilia di Iachini (con la parentesi di Giovanni Bosi per una gara), che però venne presto sostituito nuovamente: al suo posto Novellino, ma anche con lui Zamparini ebbe ben poca pazienza.
Così la scorsa stagione terminò con Ballardini, confermato in estate dal Palermo prima dell'addio di settembre, quando l'ormai ex presidente rosanero ingaggiò De Zerbi. Nuovo avvicendamento a fine novembre, quando arriva Corini che poi però viene sostituito da Diego Lopez mentre Hiljemark si sta trasferendo al Genoa, dove inzia con Juric, prosegue con Mandorlini e poi torna di nuovo a lavorare con Juric, richiamato da Preziosi per questo finale di stagione. Situazioni non certo ideali per un giocatore per potersi esprimere al meglio, anche se certamente in due anni d'Italia, lo svedese, non potrà mai dire di essersi annoiato.