Il numero uno del calcio italiano è intervenuto in seguito alle richieste di dimissioni giunte nelle scorse settimane
"In questi ultimi cinque anni questa federazione è stata la più efficiente da quando esiste la Figc, senza offendere i predecessori". A parlare è il presidente Gabriele Gravina che è stato intercettato all'uscita della Giunta del Coni. Il numero uno del calcio italiano ha risposto alle critiche dell'ultimo periodo provenienti in particolare da diversi esponenti della politica nazionale che avevano chiesto le sue dimissioni dopo il caso scommesse.
Il dirigente pugliese ha voluto ripercorrere i vari traguardi raggiunti dalle Nazionali nelle competizioni disputate negli ultimi anni, cancellando così il brutto ricordo della mancata qualificazione ai Mondiali 2022 e il "fantasma" play-off verso Euro 2024.
"Sento parlare di mancanza di risultati, evidentemente amiamo ricordare solo un aspetto negativo. Accetto le critiche perchè ci fanno crescere, ma devono essere leali. Dopo sessanta anni abbiamo vinto un Europeo, dopo venti un campionato d'Europa Under 19, secondi al Mondiale Under 20, campioni d'Europa nel beach soccer, abbiamo centrato il terzo posto alla Nations League, ottenuto l'assegnazione di Euro 2032 - ha chiosato Gravina -. Nel 2020 abbiamo combattuto per salvare il calcio italiano post pandemia, abbiamo anche ottenuto il risultato di imbattibilità con 37 partite utili consecutive. Dov'è la mancanza di risultati? Nella progettualità ? Perché non andate a vedere i progetti sociali, cosa facciamo nelle scuole. Siamo gli unici che hanno una divisione paralimpica e sperimentale".
Il presidente della Figc ha fatto il punto anche sul futuro arrogandosi il compito di aggiornare il mondo del pallone tricolore: "L'unico che ha presentato progetti di riforme sono io. Fino a quando esisterà nel nostro statuto federale la clausola dell'intesa con le componenti non mi parlate di riforme perché è un fatto di volontà, che non dipende da me. Andiamo a vedere i soggetti che sono quelli che invocano le riforme e poi non accettano di modificare lo status quo".