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L'allenatore del City a Cuneo per 'Dialoghi sul talento': "Allenare in Italia? Mi piace molto, vengo spesso. Non separare la tecnica dalla tattica"
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Pep Guardiola, a Cuneo per l'evento 'Dialoghi sul talento' realizzato dalla Fondazione CRC in collaborazione con Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus, Fondazione Guardiola e con il supporto di Collisioni, torna sul presunto contatto con la Juve del 2019: "No, non mi ha mai cercato. Se allenerei in Italia? Mi piace molto, si mangia molto bene e ci vengo spesso in vacanza. Ultimamente non ho seguito molto il calcio italiano ma sono sicuro che ci sia tanto talento, il talento è ovunque. Roberto Baggio il taleno più grande con cui abbia mai giocato".
Guardiola si vede ancora a lungo allenatore: "Ancora non sento la stanchezza dei tanti anni nel calcio, se succederà vi chiamerò... Prima o poi succederà, e arriverà il momento in cui dirò basta".
L'allenatore del Manchester City è stato stuzzicato sulle differenze di gioco, più che altro a livello estetico, tra Massimiliano Allegri e Roberto De Zerbi: "Discorso antico... pensate che entrambi non vogliano vincere? Allegri è convinto di poterlo fare con le sue idee, così come De Zerbi: non cerca l'estetica ma insegue la vittoria. Tutti gli allenatori penso a vincere, nessuno pensa solo al bello. Sono modi di interpretare il calcio".
Così Guardiola sull'incidenza della tattica nel calcio moderno: "Serve solo per aiutare i giocatori a rendere meglio, non va separata dalla tecnica. La tattica è un modo per far capire che tutti andiamo nella stessa direzione, non è una cosa estetica, è al servizio dei giocatori". Stesso discorso quando si parla di talento e sacrificio: "Il talento è importante ma servono anche tante ore di lavoro, serve il sacrificio".
Infine, il tecnico spagnolo consiglia i giovani: "Bisogna rimanere calmi quando si vincere e non pensare che sia un disastro quando si perde. Si dice che dalla sconfitta si impari di più ma con la vittoria è meglio, la cosa importante alla fine è l'equilibrio. I social? Non si diventa forti stando a letto, guardando i social. Ti piace giocare a calcio? Gioca molto. Ora il problema sempre sapere cosa pensano gli altri di noi, oggi i giocatori pensano di aver giocato benissimo poi legge qualche critica e va a casa triste. I giovani devono pensare alla loro opinione che è quella che conta davvero".