L'ex calciatore slovacco ha ripercorso l'esperienza nel capoluogo campano
di Marco Cangelli© Getty Images
"La gente a Napoli vive di calcio e io ho sempre cercato di accontentarli, ma alcuni giorni sono stati scomodi". Parola di Marek Hamsik, a lungo bandiera del Napoli, ma soprattutto uno degli idoli del pubblico partenopeo. Nonostante dodici anni trascorsi all'ombra del Vesuvio, l'ex calciatore slovacco ha raccontato le difficoltà incontrate nel capoluogo campano, spesso legate agli eccessi d'amore trasmessi dai supporters azzurri che lo hanno costretto a rivedere le proprie abitudini.
A Napoli era piuttosto folle uscire per strada e preferivo non andare in alcune zone della città perché sarebbe finita male - ha raccontato Hamsik in un'intervista rilasciata a un podcast di Sport24Sk -. In città ero obbligato a indossare un berretto e a usarlo per mimetizzarmi, ma non ho mai ricorso alla security".
Muoversi liberamente per Napoli era quasi impossibile per Hamsik che, nonostante il forte legame con lo univa ai tifosi, ha vissuto alcuni episodi complicati che lo hanno costretto ad appoggiarsi all'aiuto delle forze dell'ordine: "Una volta io e mia moglie siamo andati in un negozio di abbigliamento per bambini – ha rivelato l'ex centrocampista -. Volevamo semplicemente comprare qualcosa di carino al nostro primogenito, Christian. Era in una parte della città dove si era sparsa la voce che ero lì e poi hanno dovuto chiuderla. La polizia dovette riportarci a casa perché c'erano circa mille o duemila persone davanti al negozio".
La vicenda che lo ha colpito maggiormente rimane quella legata al furto degli orologi che, a distanza di anni, non ha ancora trovato una soluzione: "Mi sono preoccupato molte volte, è vero. Sono stato derubato due volte, mi hanno strappato l'orologio dalla mano due volte, mi hanno rotto il finestrino della macchina - ha concluso Hamsik -. Purtroppo non me li hanno restituiti, come avevano detto. La prima cosa che ti dicono quando arrivi a Napoli è di non indossare l'orologio. Ma io volevo portarli sapendo di correre un rischio, fu un mio errore".