Gli azzurri allungano su un Milan che ora deve interrogarsi su se stesso. Intanto Inter e Atalanta arrivano...
di Bruno Longhi
Il Napoli ha saputo metabolizzare nel modo migliore le sconfitte di San Siro e di Mosca, il Milan non ha invece saputo archiviare l’impresa di Madrid con l’Atletico. La capacità di voltare pagina sta facendo la differenza tra la squadra di Spalletti e quella di Pioli, ora staccata di 3 punti e tallonata dalla bella Inter di Simone Inzaghi e pure dall’ottima Atalanta di Gasp, vittoriosa dopo 32 anni di digiuno nella Torino bianconera.
MERTENS: DUE GOL NEL NOME DI DIEGO
Il successo del Napoli sulla Lazio, netto , nettissimo, vale la leadership, ma è anche una risposta chiara e limpida a chi pensava (in molti, a dire il vero) che le assenze di Osimhen e Anguissa ne potessero destabilizzare lo sviluppo della manovra e la capacità realizzativa. Niente di tutto ciò. La squadra ha dato spettacolo, a centrocampo ha asfissiato i lenti-talentuosi Milinkovic e Luis Alberto, e Mertens, nella serata dedicata al ricordo di Diego Armando Maradona, ne ha emulato le giocate con due gol da “Pallone d’oro”(meritatissimo da Lewandowsky) sotto gli occhi di Maurizio Sarri , colui che 5 anni fa lo aveva reinventato centravanti per sostituire l’infortunato Milik. E lui aveva risposto con il secondo posto nella classifica dei cannonieri: 28 centri, uno in meno di Dzeko.
IL MILAN NON SI E' VISTO
La vittoria del Napoli ha una logica incontenstabile. La sconfitta del Milan non ha invece una spiegazione plausibile. O l’avrebbe se con doverosa onestà intellettuale ci soffermassimo a dare al Sassuolo ciò che sul campo ha legittimamente meritato. Ma la notizia -ubi maior - non è l’impresa dei neroverdi, ma la caduta dei rossoneri, capaci di sbancare il Wanda Metropolitano e incapaci di essere all’altezza della situazione in una partita che, a detta di Pioli, avrebbe dovuto dare ulteriori indicazioni sulla dimensione della sua squadra. E il match di San Siro anziché confermarne la valenza delle potenzialità fin qui espresse, ha aperto il dibattito sul suo futuro in campionato già innesacato timidamente dopo gli erroracci di Firenze. Penso che non avrebbe senso puntare il dito su questo o quel giocatore, sulle scelte iniziali dell’allenatore, sui tanti palloni persi. Il Milan non si è visto, il Sassuolo si! Urge riprendere celermente il discorso bruscamente interrotto, già da mercoledì a Marassi contro il Genoa del grande ex Andry Schevchenko.
IL MOMENTO NO DELLA JUVE E UN CASO INQUIETANTE
Intanto, a prescindere da ciò che sta evidenziando la classifica (la Roma è quinta, in virtù del successo sul Torino che continua ad incassare immeritati 0-1 in trasferta), tiene banco il perdurante momento no della Juventus, e con esso l’ennesimo caso emerso in queste ultime ore e che potrebbe far emergere inquietanti retroscena su ciò che è avvenuto , a livello contabile, nel periodo 2018/2021. Sono in corso indagini e interrogazioni sulle tante plusvalenze servite a pareggiare artificiosamente il bilancio. E penso che a nessuno possa sfuggire che i 36 mesi incriminati coincidono con l’arrivo e con l’addio di Ronaldo. I suoi gol sono serviti a mascherare le problematiche tecniche, ma il suo acquisto - non condiviso all’unanimità - ha probabilmente creato il buco nero a livello amministrativo dal quale la Juventus deve cercare di uscire in maniera credibile.