E Cr7 prende 6,5 anche quando gioca da 4...
di Matteo Dotto
Chiamiamole le magnifiche 4. Vincono tutte lassù. Vince il Milan capolista, che con il 2-1 di Marassi sulla Samp sale a quota 26. E vincono le sue tre immediate inseguitrici Inter (21), Napoli e Juventus (20). E tutte e quattro saranno in campo domenica prossima, dopo i rispettivi impegni internazionali che - soprattutto nel caso dei nerazzurri - possono già costituire una svolta della stagione. In ogni caso quasi certamente da questo poker d'assi verrà fuori la squadra Campione 2021.
DIEGOMANIA - A più di dieci giorni dalla sua morte, Diego Maradona è sempre più vivo nella memoria degli sportivi e soprattutto dei tifosi del Napoli. A onorarlo al meglio ci pensano, a Crotone, Lorenzo Insigne con un maradoniano gol di destro (che in altri tempi qualcuno avrebbe pure potuto classificare come "gol alla Del Piero") e Demme che di nome fa proprio Diego, omaggio del papà emigrato in Germania al campione argentino.
TRIS - Tre vittorie consecutive, tre vittorie con tre gol all'attivo, una bella iniezione di fiducia per il campionato e la speranza di proseguire il cammino nell'Europa che conta. Fine novembre/inizio dicembre esaltanti per l'Inter: dopo il rovescio casalingo con il Real di mercoledì 25 novembre, sono arrivati il 3-0 in casa del Sassuolo, il 3-2 a Moenchengladbach e il 3-1 sul Bologna. A dimostrazione di uno strapotere offensivo che ha un nome (Romelu) e un cognome (Lukaku). I 12 gol in 13 partite del centravanti belga dicono tutto. Merito a Conte per averlo fortissimamente voluto in nerazzurro nell'estate del 2019. Un po' meno merito, al Comandante nerazzurro, per l'accanimento nei confronti di Eriksen: l'ingresso in campo del danese al minuto 90 e 30esimo secondo della sfida contro il Bologna, per un totale di 2 minuti e mezzo di gioco e zero palloni toccati, è parso davvero un'inutile umiliazione nei confronti dell'ex centrocampista del Tottenham. Che non sarà del gusto calcistico del tecnico salentino ma che merita comunque rispetto.
OPINIONI - C'era una volta il 6 politico (retaggio anni Settanta: era il voto minimo alle superiori, da affibbiare anche a chi non aveva aperto il libro), c'è oggi il 6,5 "Ronaldico": sì, proprio 6,5 alla prestazione di Cristiano Ronaldo nel derby. Per carità, tutto è opinabile: a partire dalle recensioni dei film fino ad arrivare naturalmente alle pagelle dei calciatori. Ma ci permettiamo di non essere d'accordo con l'estensore delle pagelle del Corriere dello Sport: Fabrizio Patania (collega che non conosciamo personalmente ma che stimiamo per la copertura sempre puntuale sul fronte Lazio) sul giornale di domenica ha promosso con una sufficienza piena la prestazione del numero 7 più famoso del mondo. Il sospetto è che se si fosse trattato di un signor Mario Rossi qualsiasi il voto avrebbe a fatica raggiunto il 5. A nostro avviso la prova del portoghese contro il Toro è stata largamente insufficiente: nessun tiro nello specchio della porta, tanti palloni persi in dribbling persino irritanti, lunghe pause dal gioco, un unico guizzo e neppure decisivo. Insomma, potenza del brand: è Cr7 anche quando gioca da Cr4...
CITOFONO - L'ennesima rimonta subita nel derby dal Toro (che nei primi 45 minuti avrebbe virtualmente conquistato 20 punti contro i 2 dei secondi tempi) scatena l'ennesimo psicodramma in casa granata. Tanti i colpevoli del triste presente che vede il Torino terzultimo (con una partita in più rispetto al Genoa penultimo): i giocatori in campo, lo staff tecnico in panchina e soprattutto lo staff dirigenziale (a partire dal presidente Cairo e dal direttore sportivo Vagnati). Tutti, chi più e chi meno, sotto accusa. In queste prime 10 giornate, però, sta emergendo con forza un'emergenza fino a poco tempo fa assolutamente inattesa: quella del portiere. Salvatore Sirigu, detto in tempi neppure troppo remoti SalvaToro per lo spessore delle sue prestazioni a difesa della porta granata, sta passando un autentico periodaccio. E' assolutamente irriconoscibile. Da Protagonista è diventato un Problema. Nel derby una bella parata su Chiesa ma anche tante, tantissime responsabilità sui due gol presi: colpi di testa (di McKennie e Bonucci) dal limite dell'area piccola su cross leggibili arrivati da lontano dall'educatissimo piede di Cuadrado. Con Sirigu passivo e impaurito, che arretra invece di uscire con presenza e personalità. Hai voglia a parlare di errori della linea difensiva... Non c'è da scomodare fenomeni come Lido Vieri, Castellini o Marchegiani. L'impressione è che il Toro questo derby avrebbe potuto vincerlo tranquillamente con in porta un Casazza, un Pastine, un Ichazo. Non esattamente tre idoli della Maratona. Qualche tempo fa Giampaolo si era (giustamente) lamentato del fatto che quasi a ogni tiro contro il Toro (padron per il gioco di parole) corrispondesse un gol. In tutto questo, stupisce che Mancini continui a chiamarlo in azzurro: a 33 anni Sirigu, più che un portiere, sembra diventato... un citofono.
SCUSE - Lo scambio della maglia è un prezioso "scalpo" per i calciatori, soprattutto per i più giovani freschi di debutto nel grande calcio. La cattura della numero 10 di Dybala è diventata per il 23enne centrocampista granata Jacopo Segre una sorta di incubo. Colpa di una foto che lo ritrae sorridente, in divisa ufficiale, mostrare l'ambita preda, probabilmente destinata a un parente argentino di papà Riccardo. Social scatenati, haters incattiviti. Ok: mostrarsi compiaciuto con tra le mani la maglietta del "nemico" appena dopo aver perso un derby è magari un'ingenuità. Ma non si può crocifiggere così un ragazzo che l'attaccamento alla maglia del Toro ce l'ha per davvero. E lo dimostra ogni volta che è chiamato in causa in partita e tutti i giorni in allenamento dando il massimo per convincere Giampaolo a dargli spazio tra i titolari. Jacopo a Torino ci è nato e nel Torino Primavera - sotto la guida di Moreno Longo - è diventato "grande" prima di andare in giro per prestiti (due anni a Piacenza in C, poi nel Venezia e nel Chievo in B) e far ritorno alla base. Ha sbagliato e ha chiesto scusa. Ci sembrano scuse sincere. Forse è meglio finirla qui.