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Il presidente della reggiana sul caso portanova: "un modello non può esser un calciatore"

25 Ott 2023 - 16:45

"I modelli per i figli devono essere i genitori o il Papa. Non può essere un calciatore". Fanno discutere le parole di Carmelo Salerno, presidente della Reggiana, che nel corso di una conferenza stampa ha parlato del caso di Manolo Portanova, giocatore granata condannato in primo grado a sei anni per violenza sessuale di gruppo e per il quale di recente la procura generale sportiva del Coni ha chiesto la radiazione. "Non crediamo che i calciatori debbano essere modelli per i giovani. L'esempio lo devono dare le famiglie e la scuola. E' un discorso culturale: nel nostro periodo storico c’è una perdita generale di valori, di degrado culturale e morale sotto ogni punto di vista. Ai miei tempi i modelli erano altri, per i giovani di oggi i modelli sono i tiktoker, gli youtuber e i soldi facili - ha spiegato il patron del club emiliano -. I calciatori si allenano dal mattino al pomeriggio, poi il tempo libero lo passano tra cuffie e telefonini. Per me dovrebbero impegnare il tempo in un altro modo e vorrei lanciare una proposta alla Figc: si inserisca l'obbligo per i calciatori di andare a scuola fino a 15-26 anni. Solo così possiamo trasmettere dei valori positivi".

Il presidente è intervenuto anche intervenuto in merito alla scelta di ingaggiare Portanova, una decisione che ha spaccato in due la città tra prese di posizioni politiche e diversi sit-in di protesta da parte di associazioni femministe e anti-violenza nei mesi scorsi. "E' stata una scelta sofferta e a lungo meditata. Abbiamo ingaggiato Portanova perchè è un giocatore forte. Ed è l'unico giudizio che diamo perchè su altre questioni non spetta a noi. La nostra verità sarà  quella dei giudici, noi facciamo calcio e non scriviamo sentenze -ha sottolineato Salerno -. Viene sempre invocata la Costituzione quando fa comodo, ma noi siamo a Reggio Emilia dove è nata la bandiera che è custode dei valori. E l'articolo 27 dice che ogni cittadino è libero e innocente fino al terzo grado di giudizio definitivo. Fino ad allora, ha diritto a lavorare come qualsiasi altro lavoratore". 

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