Si avvicina il primo scudetto italiano di Spalletti che diventerebbe così l'allenatore più anziano a vincere il campionato
di Matteo Dotto© Getty Images
59-54-15, ecco il terno vincente sulla ruota del Napoli. Un Napoli che: a) vendica con la malcapitata Cremonese l’uscita dalla Coppa Italia; b) allunga provvisoriamente a 16 i punti di vantaggio sull’Inter (59 a 43) in attesa della sfida di questa sera a Marassi; c) conferma i primati di miglior attacco e di miglior difesa del campionato.
Tra i tanti record che il suo Napoli sta battendo in questa strepitosa stagione, per Luciano Spalletti ne è in arrivo uno personale e curioso: diventerà l’allenatore più vecchio a conquistare lo scudetto superando Maurizio Sarri (scudettato con la Juventus nel 2020 all’età di 61 anni). Il tecnico di Certaldo, 64 anni tra meno di un mese (li compirà il prossimo 7 marzo), ha un “fisicaccio” frutto di palestra, lavoro di campo e bicicletta. Diciamo che i suoi anni li porta alla grande, almeno quanto gioca bene il suo Napoli. Nessuno oserebbe mai dargli del “vecchietto” e il dato è tanto più incredibile se accostato al ricordo di due storici allenatori over 60 che conquistarono lo scudetto ai tempi in cui un giovane Spalletti giocava in D e in C inseguendo il suo sogno di calciatore. Con tutto il rispetto infatti Boskov e Liedholm, all’epoca dei loro trionfi sulle panchine di Sampdoria (1991) e Roma (1983), potevano sembrare quasi… i papà di Spalletti. Eppure avevano entrambi “soltanto” 60 anni. E aggiungiamoci, tanto per chiudere il cerchio, che il “Vecio” Enzo Bearzot quando guidò gli azzurri al trionfo Mundial in Spagna di anni ne aveva “solo” 54…
Ovviamente per Spalletti quello con il Napoli sarà sì il primo scudetto, ma non il primo campionato vinto. Perché nel suo palmares risultano due titoli conquistati nella Premier Liga russa alla guida dello Zenit di San Pietroburgo, il passo professionale successivo ai brillanti quattro anni e spiccioli alla guida della Roma. Una doppietta affatto banale quella del 2010 e 2011-12 per una squadra in procinto di diventare una potenza del calcio europeo ma che fino ad allora aveva solo conquistato un campionato (nel 2007, sotto la guida dell’olandese Dick Advocat).
Nella quasi trentennale carriera da allenatore, Spalletti poi non ha praticamente mai sbagliato un colpo. Primi squilli quando in due anni porta dal 1995 al ’97 l’Empoli dalla C1 alla A. Poi, dopo due piccoli inciampi alla Sampdoria e al Venezia, la sua parabola decolla. Prima di passare alla Roma regala all’Udinese uno storico quarto posto (stagione 2004-05) che vale la prima qualificazione Champions dei friulani. E a Udine trasforma Pizarro da anonimo trequartista a illuminato regista. La prima avventura in giallorosso porta tre secondi posti, due coppe Italia e una Supercoppa di Lega. E soprattutto la novità tattica di Totti spostato da trequartista a centravanti: operazione che permette al Pupone, fra l’altro, di stravincere con 26 reti la classifica cannonieri del torneo 2006-07. Poi lo Zenit, il ritorno a Roma con un terzo e un secondo posto pur con le problematiche del rapporto con il quarantenne Totti. Lo sbarco nella Milano nerazzurra con subito un quarto posto che vale il ritorno dell’Inter in Champions dopo sette stagioni, piazzamento bissato nella stagione successiva e migliorato – dopo due anni sabbatici – nella prima annata al Napoli chiusa al terzo posto.
RETROCESSIONE (FALSA) – Qualificazione Champions dunque sempre centrata tra Udinese, Roma 1, Roma 2 e Inter. Difficile trovare una macchia nella carriera da allenatore di Spalletti. Gli almanacchi dicono che nella stagione 1998-99 è retrocesso in B con la Sampdoria. In realtà fatale, ai blucerchiati, fu il cambio che portò dalle 14esima alla 19esima giornata la coppia Platt-Veneri al suo posto in panchina. Con loro la Samp conquistò solo 3 punti in 6 partite, con Spalletti – poi richiamato – il totale dice 34 punti in 28 gare. In perfetta media salvezza…