Sempre più voci contrarie alla ripresa del campionato di Serie A
Giocare in sicurezza: va bene, ma come? Domanda banale, risposta impossibile. E tanti pareri contrapposti, discordanti. I calciatori chiedono parità di trattamento con gli altri atleti, vogliono per lo meno poter tornare ad allenarsi nei centri sportivi dei rispettivi club (pur individualmente), alcuni presidenti spingono perché si accetti "la convivenza col virus", Figc, Lega e Coni lavorano per definire protocolli di sucurezza. La politica, intanto, fa come deve il proprio corso. Il ministro dello Sport Spadafora ha parlato ieri di piccolo spiraglio e di sentiero sempre più stretto oggi.
L'impressione, a questo punto, è che la possibilità di riprendere il campionato sia sempre più remota. Anche perché, tra le tante incertezze, c'è invece la certezza che i calciatori sono fermi da due mesi e pare quanto meno azzardato pensare che dal punto di vista fisico, continuando a procrastinare il ritorno al lavoro, possano ritrovare la necessaria condizione atletica per disputare una partita ogni tre giorni in una manciata di settimane di allenamenti.
Detto questo, una ulteriore doccia fredda sulle speranze dei pasdaran della ripresa è arrivata anche dal viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. Un parere il suo non certo di poco conto: "Mi sembra inverosimile al momento che si possa riprendere a giocarea calcio, nel rispetto dei calciatori stessi vedo la partita (non l'allenamento, ndr) come qualcosa di inverosimile. Non si tratta di un match di tennis o del campionato di F1 - ha proseguito Sileri intervendendo alla trasmissione "Un giorno da pecora" su Rai Radio 1 - nel calcio c'è il contatto fisico tra i giocatori, lì potrebbe esserci fonte di contagio. Mi preoccupo insomma per la salute degli atleti".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche le dichiarazioni di Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, ai microfoni di Kiss Kiss Napoli: "Difficile riprendere la Serie A. Anche in Francia si è fermato tutto. Si naviga a vista, a seconda di come vanno le cose riguardo la curva epidemiologica si prendono le decisioni. Mi sembra che in Italia ci sia una situazione in cui è difficile capire cosa accadrà. Finchè questo virus sarà in giro dovremmo avere a che fare con decisioni che saranno difficile da prendere". Decisioni differenti da Paese a Paese, perché se in Francia hanno detto stop al calcio, in Germania si preparano a ripartire: "La Germania non è paragonabile nè alla Francia, nè all'Italia. I tedeschi sono un paese ricco e produttivo. Loro hanno controllato l'epidemia con grande efficienza avendo 4-5 volte i posti che abbiamo noi per la terapia intensiva. Non mi meraviglia se la Bundesliga riparte e la Ligue 1 no".