In carcere per l'omicidio di Bellocco, è stato trasferito da San Vittore e ha cambiato legale
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Il capo ultras dell'Inter Andrea Beretta, in carcere per l'omicidio di Antonio Bellocco, il rampollo dell'omonima cosca di 'ndrangheta di Rosarno ucciso il 4 settembre a Cernusco sul Naviglio, e per l'inchiesta dei pm di Milano Paolo Storari e Sara Ombra sui traffici illeciti delle curve milanesi, ha deciso di collaborare con i magistrati. Nei giorni scorsi si era saputo che il legale di Beretta, l'avvocato Mirko Perlino, aveva rinunciato al mandato per divergenze nella linea difensiva e l'ultrà ha scelto un nuovo legale. È stato anche trasferito da San Vittore in un altro carcere.
Uno dei temi da approfondire nell'indagine, oltre alle dinamiche di curve e criminalità organizzata, è l'omicidio nel 2022, ancora irrisolto, di Vittorio Boiocchi, leader storico della curva nord. Beretta non aveva mai risposto sul punto. A fine ottobre si era saputo che Beretta, 49 anni, davanti ai pm per il primo interrogatorio, dopo l'arresto per l'omicidio Bellocco, aveva deciso di non parlare. Anche nelle prime dichiarazioni subito dopo l'omicidio aveva sì spiegato di aver ucciso l'esponente della 'ndrangheta perché sapeva che l'avrebbe fatto ammazzare e perché voleva sempre più soldi dei business della curva, ma aveva anche ribadito che nulla avrebbe riferito sull'uccisione di Boiocchi.
Nelle scorse settimane, poi, è arrivato il cambio di linea, la scelta di un nuovo legale e il trasferimento per ragioni di sicurezza in un altro carcere. Vittorio Boiocchi, l'allora leader della curva nord, venne ucciso il 29 ottobre di due anni fa davanti a casa, alla periferia di Milano, a colpi di pistola da due killer in moto. Un omicidio su cui è importante fare luce per gli inquirenti anche per capire i rapporti tra la criminalità organizzata e il mondo ultras. Tra gli ormai ex componenti del direttivo della Nord in carcere c'è anche Marco Ferdico che, secondo le indagini, avrebbe spalleggiato l'ascesa di Bellocco dopo la morte di Boiocchi.