Conoscenza, competenza e continuità: la sua presenza sarà fondamentale per il nuovo tecnico nerazzurro
di Bruno Longhi
Con l’avvento di Simone Inzaghi è iniziato ufficialmente all’Inter il dopo-Conte. Non proprio un salto verso l’ignoto, in quanto l’ex tecnico laziale ha dimostrato, a suon di risultati, di conoscere il mestiere. Tuttavia è un viaggio verso qualcosa di diverso rispetto alle certezze che si erano consolidate ad Appiano Gentile. Si cammina lentamente ed inevitabilmente attraverso le incertezze. E non puo’ essere altrimenti quando se ne va un Top-coach, capace di vincere a Torino, a Londra e a Milano. Ma l’Inter ha l’asso nella manica, l’uomo-garanzia. Colui che per affinità calcistiche è stato l’ombra decisiva di coloro che hanno saputo conquistare trofei. E alludo a Lele Oriali, il simbolo della continuità interista.
Perché Lele conosce ogni angolo della Pinetina, perché l’Inter ce l’ha nel sangue, perché nel nome e nel segno del nerazzurro ha vinto scudetti da giocatore ai tempi di Invernizzi prima e di Bersellini poi, perché ha rivinto altri scudetti e coppe d’ogni dimensione con Mancini prima, con Mourinho poi, e perché in quest’ultima tribolata stagione, conclusasi con l’ennesimo titolo, ha tolto a Conte tutte le inevitabili problematiche procurate dall’assenza costante della proprietà e si è fatto carico di tranquillizzare e responsabilizzare i giocatori sul tema non da poco degli stipendi in costante ritardo.
Va anche detto -a differenza di quanti molti erroneamente pensano- che Oriali non è arrivato a Milano in tandem con Conte. Il suo contratto con l’Inter è antecedente a quello del tecnico - è datato 1° Luglio 2019, quando venne ingaggiato con il ruolo di “first team technical manager”- e comunque del tutto slegato. Naturale che si pensi a Oriali come al gemello di Conte, in quanto i due avevano condiviso da inseparabili l’Europeo del 2016. Ma inseparabile lo era stato con Mancini- e lo è tuttora in Nazionale - e poi con Mourinho.
Va d’accordo, ed è quindi in perfetta sintonia con i grandi allenatori che ne apprezzano il modus operandi e coi quali parla lo stesso identico linguaggio tecnico. Non dimentichiamo che oltre ad aver vinto da dirigente l’ultima coppa Uefa italiana, quella del Parma nel ’99, Lele Oriali è tra l’altro pure un campione del Mondo. Da tutto ciò si evince quanto Simone Inzaghi, reduce da una realtà ben diversa da quella che Oriali ha respirato per anni a pieni polmoni, sia fortunato a ritrovarsi ad Appiano Gentile come guida chi per lui potrà essere ciò che Virgilio era stato per Dante. Lo accompagnerà nei viaggi più ardui, verso il purgatorio e verso l’inferno. Dopo di che avrà imparato a camminare da solo verso il Paradiso.