La prestazione contro il Napoli solleva dubbi sul Toro: Conte dovrà lavorare sul suo fisico e sulla sua testa
Se ci si affida alla partita del San Paolo (e se ci si fida della stessa, visto l'insieme di incertezze che l'anomala pausa pandemica interrotta ieri sera porta inevitabilmente con sè), dal ko contro il Napoli si possono trarre diversi spunti. Tre in particolare. Il primo: Antonio Conte può e deve sicuramente puntare su Eriksen. Il secondo: Alexis Sanchez può e deve con altrettanta sicurezza trovare più spazio. Il terzo: il lavoro da fare con e su Lautaro Martinez dovrà abbracciare tanto l'aspetto mentale quanto quello atletico. L'argentino non è un "caso" ma rischia di diventarlo.
Nella notte in cui dice addio addio alla Coppa Italia e saluta il primo possibile trofeo dell'era contiana, l'Inter ha innazitutto capito che Eriksen ha la testa e il fisico (sui piedi non c'erano mai stati dubbi) per guidare la squadra. Protetto da Brozovic e Barella, libero di spaziare alle spalle degli attaccanti ma con licenza di arretrare per prendere palla sulla linea mediana, l'ex Tottenham è sempre stato nel vivo della manovra. Anzi, ne è stato l'artefice. In più, al di là del gol "olimpico", nell'architettura del gioco contiano ha dato prova di essere il solo centrocampista capace di cercare e vedere la porta avversaria con sistematicità, con una preziosa propensione alla conclusione in una squadra che invece in fase realizzativa ha sin qui mostrato di essere quasi esclusivamente legata agli umori delle sue due punte.
E allora, detto di Eriksen, si arriva alle altre due considerazioni di partenza. Nei 20 minuti giocati Alexis Sanchez ha fatto tutto ciò che nei precedenti settanta non era riuscito a Lautaro. Il cileno, per quanto visto, a differenza del compagno ha beneficiato dello stop imposto dalla pandemia, ritrovando condizione atletica e confidenza col pallone: ha calciato, ha sforato il gol, ha assistito i compagni. Ha corso e si è "sbattuto". Da seconda punta, girando attorno a Lukaku (che, se per conformazione fisica necessita sicuramente di più tempo per ritrovare la forma, ha comunque mostrato cose discrete), si è candidato a un ballottaggio che nelle prossime 13 partite di campionato non potrà essere accantonato.
Ballottaggio, ovviamente, con il grande assente di serata: Lautaro Martinez. Del Toro capace di lottare su ogni pallone con straordinaria grinta e micidiale poi sotto porta, ieri sera non si è vista nemmeno l'ombra. Facile, troppo facile, ravvisare la ragione nelle tante, troppe, voci di mercato che accompagnano ormai da mesi l'argentino. Eppure, evidentemente, qualcosa che non funziona e disturba c'è. Lo avevamo lasciato nella notte anonima dello Stadium, contro la Juve, e lo abbiamo ritrovato identico in quella del San Paolo contro il Napoli: da un fisico come il suo ci si poteva attendere una ripartenza più agile, così invece non è stato. Ma visto che tra gambe e testa il legame è quanto mai stretto a questi livelli, è lecito sollevare qualche interrogativo. Ed è su questi che dovrà impegnarsi Conte, lavorando sulla mente di un ragazzo di 22 anni a cui l'Inter a ragion veduta chiede tanto: Lautaro non può essere questo semplicemente perché questo non è.