Che siano una precisa scelta per dare una scossa all'ambiente o solo sfoghi dettati dalla rabbia, le recriminazioni dell'allenatore sono ormai un classico della stagione nerazzurra
Alla Juve c'era il grosso limite di non poter mangiare in un ristorante da 100 euro avendone solo 10 in tasca. A Milano più o meno la situazione è simile. Dopo un primo tempo sontuoso, a Dortmund l'Inter si sfalda e Conte dà il via al tormentone: quello del mercato non all'altezza. Un classico ripreso, in modo più sibillino, dopo il pari di Verona. Ora il nemico diventa la Lega calcio e un calendario discutibile. Ma anche in questo caso le frecciate alla società non mancano.
Diciamo subito che, per quanto riguarda l'ultimo episodio, l'allenatore dell'Inter non ha tutti i torti. La sua squadra non ha certo avuto un trattamento di favore nel post lockdown. Da qui, però, a farne un caso ce ne corre, visto che i nerazzurri hanno gettato al vento partite incredibili, basti pensare a Sassuolo, Bologna e Verona.
La necessità di caricare l'ambiente per creare un gruppo coeso secondo i dettami del "noi soli contro tutti" è un sistema che spesso ha portato i suoi frutti, soprattutto all'Inter. Mourinho ci ha costruito una carriera straordinaria. Negli sfoghi dello Special One, però, mancavano i riferimenti ai limiti societari, un po' perché era un aziendalista molto per il fatto che il suo ruolo andava oltre a quello del semplice allenatore abbracciando qualsiasi incombenza, comprese quelle dirigenziali.
Il problema di Conte è che, continuando a lanciare frecciatine più o meno velate, alla lunga potrebbe stancare anche un gruppo di comando che ha dimostrato di avere una grande fiducia nei suoi confronti. L'impressione, comunque, è che il prossimo mercato sarà decisivo per capire quanto potrà essere duraturo il feeling tra Conte e i vertici nerazzurri.