Il difensore in prestito dalla Lazio: "Vorrei restare, mi trovo bene. Ma voglio che il mio destino sia chiaro entro luglio"
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Francesco Acerbi le chiama "sfide", sono i momenti più difficili che il difensore dell'Inter ha dovuto attraversare in carriera ma anche eventi "che ti fanno avere sempre l'ambizione di migliorare". Prima la morte del padre "pochi mesi prima del mio passaggio al Milan nel 2012. Mi sentii svuotato, diventai arrogante e pensavo che gli scarsi erano sempre gli altri". In seguito il tumore: "Nella sofferenza bisogna combattere ma sono stato anche fortunato a farcela. Ero sfacciato, dicevo: 'ok affrontiamolo!'. Come fosse una partita. Ma è impossibile non avere paura, la nascondevo".
Oggi la sfida è sul campo con la maglia dell'Inter: "Resta il 5% di chance di vincere lo scudetto, fin quando è possibile non dirò mai che è impossibile. Noi dobbiamo pensare di poter vincere tutte le partite che mancano" spiega a La Gazzetta dello Sport. Sulla classifica pesano come macigni le sei sconfitte: "Prendiamo il match con l'Empoli come esempio: inconsciamente pensi di vincerla in qualche modo ma a volte non basta. A volte ci è mancato mordente, nelle gare secche c'è una motivazione diversa e quella fame dovremmo averla sempre".
Forse i nerazzurri sono più squadra da Champions? "Se stiamo bene tutti, possiamo essere la sorpresa. Possiamo battere il Porto e poi dai quarti di finale può succedere tutto". Infine, sulla possibilità di essere riscattato dall'Inter: "Vorrei restare, qui sto bene. Ho 35 anni ma mi sento benissimo, spero si trovi una soluzione al più presto perché non voglio arrivare ancora ad agosto senza sapere dove giocherò: il mio futuro dovrà essere deciso entro luglio".