Le parole di Marotta seguono quelle di Inzaghi, Acerbi e Curva Nord: la capolista non vuole che ci siano ombre sul primato
di Stefano FioreL'Inter che fa il giro di boa in campionato a 48 punti, soli due in meno dei 50 del giustamente celebrato Napoli della scorsa stagione (tra l'altro più di PSG e Liverpool, alla pari di Real Madrid e Girona, in attesa che il Bayer Leverksuen tocchi le 19 partite), vive come uno strano distaccamento dalla realtà: nonostante il primo posto, la miglior difesa e il miglior attacco, sente attorno a sé soprattutto le accuse di favoritismi come a voler sminuire i meriti sin qui ottenuti. Non è un caso che ieri Giuseppe Marotta abbia voluto fare chiarezza in tal senso, riutilizzano una similitudine a lui cara (l'aveva usata el 2017 ai tempi della Juve, ma al contrario visto che i bianconeri inseguivano il Napoli di Sarri): "Siamo la lepre e dobbiamo evitare le fucilate".
Il messaggio dell'ad nerazzurro segue quello, sempre di ieri, della Curva Nord, dove si fa riferimento al famoso "rumore dei nemici" evocato ai tempi di José Mourinho e tira una volta in più in ballo la storica e polemica rivalità con la Juventus, che quest'anno si è riproposta anche in Serie A. Nel comunicato un passo recita "Non abbiamo le fette di salame sugli occhi e sappiamo che certe situazioni sul campo hanno portato benefici alla nostra classifica, è vero", a testimonianza di una visione complessiva, che però non può prescindere dai meriti della squadra.
Ma se il sentiment dei tifosi è comprensibilmente di pancia, nel corso delle ultime settimane sono arrivati altri segnali di una compattezza che l'ambiente interista in toto sta cercando per rimanere concentrato solo su stesso, pur senza accettare ogni tipo di attacco. È come se la lepre marottiana nascondesse un secondo lato dalle conformazioni di un riccio, tutti compatti a difendersi e usare le spine quando serve.
Simone Inzaghi da sempre rivendica il modo in cui l'Inter ha dovuto operare sul mercato da quando c'è lui in panchina, con operazioni mirate a rafforzare la squadra ma sostenibili e con saldi assai positivi, e per questo rimpalla (come se giocassero a tennis, visto che il collega fa lo stesso) l'obiettivo scudetto a Massimiliano Allegri e alla Juve, che ha pur sempre il monte stipendi più alto in Italia. Senza contare le parole di Acerbi dopo il Genoa, quando disse: "Dicono che dobbiamo stravincere il campionato. Ma mi viene in mente la Juve che per Vlahovic, Chiesa e Bremer ha speso 200 milioni, noi invece parametri zero. Cerchiamo di essere equilibrati".
Che il derby d'Italia da sempre sia ricco di polemiche è un dato di fatto, così come hanno un senso le discussioni sul Var se finalizzate alla ricerca del miglioramento dell'intero sistema. Su tutto il resto, sarebbe meglio concentrarsi sul campo e sull'entusiasmante duello in testa a un campionato che sino a fine maggio promette equilibrio e lotta punto a punto.