Simone Inzaghi non ha rinunciato al suo modulo nonostante l'emergenza infortuni, Bastoni preziosissimo anche fuori ruolo e Thuram-Lautaro decisivi: i nerazzurri non sono ancora brillanti ma a Rotterdam sono arrivati segnali importanti
di Giulia Bassi© afp
Dice il proverbio che quando il mare è calmo non si possono apprezzare i veri marinai. Marinai veri che, invece, si vedono nella tempesta. L'Inter a Rotterdam ha visto un principio di bufera, sicuramente un vento molto forte: perché ci è arrivata dopo diverse partite sotto tono e punti persi in campionato, col fiato sul collo delle inseguitrici, una forma fisica approssimativa, l'emergenza infortuni sugli esterni, un gioco latitante e lento. Ma se i marinai hanno le sembianze di Thuram e Lautaro, ecco che la nave può arrivare in porto senza affanni. I fattori decisivi, per l'Inter che ha battuto il Feyenoord 2-0, sono stati gli attaccanti e una difesa di ferro. Oltre alla calma di Inzaghi.
Hanno infatti pagato le scelte di Simone Inzaghi, che nonostante l'indisponibilità di quattro esterni su cinque, ha scelto di non rinunciare al 3-5-2, lasciando la squadra nella sua zona di comfort. Sono quasi 4 anni che i nerazzurri giocano con questo modulo e a Napoli ci sono stati minuti di confusione tattica evidente quando, dopo il ko di Dimarco, il tecnico ha provato a impostare un 4-4-2 prima di mettersi a 5. Il sacrificato, nel 3-5-2 di Rotterdam, è stato Bastoni, spostato sulla sinistra a fare il quinto a tutta fascia: è stato supportato da Acerbi, con cui spesso ha scambiato posizione e compiti difensivi e offensivi. Ha ovviamente spinto meno del miglior Dimarco, ma è stato decisivo nel gol del 2-0 con una giocata a rientrare rifinita poi da Zielinski e Lautaro. E nei minuti finali ha guadagnato punizioni e metri con riserve di energie degne dei marinai più esperti e previdenti. Bastoni conosce bene i compiti del quinto nello scacchiere di Inzaghi, perché di solito lui imposta e aspetta le sovrapposizioni di Dimarco: lo ha provato a fare con una maggior attenzione alla fase difensiva e un'inevitabile propensione a valutare attentamente e limitare le sgroppate.
E poi c'è il fattore difesa. A un centinaio di chilometri di distanza da Rotterdam, a Bruxelles, il parlamento Ue discute il piano da 800 miliardi di Ursula von der Leyen per la difesa europea, per far fronte a uno scenario geopolitico tremendamente complesso e minaccioso. Una difesa europea d'acciaio è sicuramente quella che ha Simone Inzaghi: un solo gol incassato in questa edizione della Champions in 9 partite disputate. Se in campionato le disattenzioni sono costate punti pesanti, in Europa Martinez, Acerbi, De Vrij e Pavard guidano una linea che non arretra di un millimetro: qualcosa concede sì, ma la porta che resta praticamente sempre inviolata è il segreto di un'avanzata impetuosa.
I marinai poi guardano le stelle. E se c'è Thu-La piena è fatta. Thuram è lontano dalla sua miglior condizione e nel primo tempo non si è acceso in alcuni uno contro uno a campo aperto che sarebbero il suo pane. Ma ha piazzato una giocata da campione sull'1-0 e si è procurato il rigore (sbagliato da Zielinski) che avrebbe significato un piede e mezzo ai quarti. Lautaro è stato il solito combattente e la precisione con cui ha stoppato e segnato il 2-0 lo ha reso il miglior marcatore dell'Inter nella storia della Champions.
C'è poco da fare: quando i due attaccanti vedono la porta, per l'Inter si apre una storia diversa. Perché fino all'1-0 i nerazzurri hanno faticato a costruire e hanno sofferto le verticalizzazioni del Feyenoord, con qualche rischio e qualche occasione di troppo concessa agli olandesi. Il vantaggio ha avuto l'effetto di un balsamo calmante, è stato l'episodio che ha cambiato umore e inerzia alla partita: l'Inter si è ritrovata più sicura anche nella gestione del pallone e degli spazi davanti alla difesa. Asllani e Zielinski non sono Calhanoglu e Mkhitaryan ma al De Kuip hanno fatto decisamente meglio dei Calhanoglu e Mkhitaryan delle ultime uscite: con ordine e senza strafare.
Se la corsia di sinistra dell'Inter è stata un inedito, quella di destra è collaudata: Barella, anche nelle partite più difficili come a Torino e Napoli, non gioca mai sotto la sufficienza e anzi a Rotterdam è stato tra i migliori; Dumfries conferma lo strapotere fisico di questa stagione e i due combinano sempre bene. Quando uno si accentra l'altro si apre e viceversa, si cercano e aprono spazi. L'assist per l'1-0 di Thuram è partito da una loro combinazione.
L'Inter torna a Milano, dopo aver giocato la partita numero 40 di questa stagione, col pensiero già al Monza e la certezza di non essere del tutto guarita. Ma la squadra letteralmente sparita dal campo contro Juventus e Napoli nel secondo tempo, e tremendamente in difficoltà contro Genoa e Fiorentina, in Champions ha lasciato spazio a un gruppo compatto e cinico, consapevole di avere un piano per vincere e che con pazienza lo ha portato a termine. La tenuta fisica sarà il vero fattore da qui in poi: recuperare brillantezza è il viatico imprescindibile per ritrovare anche la velocità, verticalità e imprevedibilità del gioco inzaghiano, fatto di fluidità e movimenti continui, impossibili da ritrovare nelle ultime uscite dominate da stanchezza e staticità. L'Inter, in attesa del sole e del vento a favore, prova a navigare nella bufera. E sa che le tempeste sono dietro l'angolo.