L'esterno nerazzurro sicuro: "Prima di quella partita dicevamo 'Se vinciamo saremo campioni', sono convinto sarà così"
In barba alla scaramanzia, Robin Gosens sembra avere le idee chiare sul finale di stagione della Serie A: "La vittoria in campionato con la Juve? Quel successo ci porterà lo scudetto - ha detto l'esterno dell'Inter nel corso di una lunga intervista a Dazn Germania - Prima di quella partita dicevamo: 'Se vinciamo, saremo campioni'. Ed è così che sarà, ne sono assolutamente convinto".
L'esterno tedesco ha parlato della sua carriera, ripercorrendo i momenti più alti e più bassi vissuti all'Atalanta, fino alla nuova esperienza col nerazzurro meneghino: "È pazzesco che mi sia concesso di giocare in uno dei club più grandi del mondo, soprattutto dopo un infortunio. È davvero divertente qui, l'Inter ha una grande squadra, un'incredibile voglia di vincere sempre. Ovviamente c'è anche la pressione di dover vincere ogni partita, ma questo è ciò che rende tutto fantastico. L'Inter è stata un'occasione unica. Ora mi trovo ad affrontare la concorrenza di un giocatore, Perisic, che sta facendo un'ottima stagione e ha già vinto tutto. Ma sono assolutamente convinto che questa sfida mi aiuterà".
Naturalmente lesta molto legato a Bergamo e a Gian Piero Gasperini: "Gli sarò eternamente grato, all'Atalanta giocavamo sempre con un sistema offensivo che prevedeva i quinti molto alti. Ho segnato tanti gol semplicemente perché avevo la libertà di inserirmi sul secondo palo. È un genio quando si tratta di formare una squadra, ho imparato moltissimo da lui. Non avevamo necessariamente un rapporto di livello eccezionale, soprattutto nei primi tempi. Poi però mi disse che non aveva mai allenato un giocatore che avesse fatto tanti passi in avanti e che fosse migliorato così tanto. Disse anche che l'Inter era la mossa giusta in questo momento. Alla fine è stato un ottimo trasferimento, l'ho salutato con molto affetto".
Nell'occasione Gosens ha anche rivissuto uno dei momenti più importanti della sua carriera, il quarto di finale di Champions League contro il Psg nell'estate 2020, perso nei minuti di recupero dopo il vantaggio iniziale firmato da Pasalic: "Abbiamo mangiato il Psg nel primo tempo. Però giocavamo ogni tre giorni a 40 gradi per recuperare le tante partite (rinviate causa lockdown, ndr), così abbiamo lentamente esaurito le energie. Verso la fine loro hanno messo dentro Mbappé, che non era al 100%, ma ha infuocato la fascia e ha fatto due assist. Siamo sopravvissuti fino al 90', poi purtroppo il sogno è finito".
Infine un aneddoto sulla scelta del suo numero di maglia: "Purtroppo ho un nuovo numero perché l'8 è sulle spalle di Vecino, un giocatore che è nel club da molto tempo. Non volevo insistere sull'averlo. Trovo stupido arrivare in un nuovo club e chiedere subito un numero di maglia. Che tipo di relazione instauri dall'inizio? Ma siccome l'8 è il numero che mi ha accompagnato per tutta la mia carriera, volevo almeno il 18. Sono stato attratto dall'8 quando ero giocavo al Vitesse, ecco perché è quello il numero con cui ho più legame emotivo: non sono scaramantico".