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L'ANALISI

Inter, idee appannate e fiato corto: Inzaghi adesso rischia davvero di perdere tutto

La sconfitta con la Roma conferma il momento complicato dei nerazzurri, che scivolano a -3 dal Napoli in campionato a quattro turni dalla fine. E contro il Barcellona adesso serve una vera impresa

di Stefano Ronchi
27 Apr 2025 - 23:07
 © Getty Images

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Tre sconfitte di fila e zero gol segnati. E' questo lo specchio del momento dell'Inter. Un momento difficile non solo sotto il profilo fisico e tecnico, ma anche per la tenuta mentale del gruppo in vista di un tiratissimo finale di stagione. Numeri alla mano, alla Pinetina un'impasse del genere non si vedeva da febbraio 2012 e col doppio impegno di Champions contro il Barcellona alle porte la statistica preoccupa non poco i tifosi nerazzurri.

Contro una buona Roma gli uomini di Inzaghi hanno steccato un po' in tutti i reparti, giocando sottoritmo, facendosi sorprendere dalle mosse di Ranieri (3-5-2 con Soulé quinto a destra) e mostrando crepe pericolose in entrambe le fasi. Col fiato corto, senza gamba e idee in mediana e spinta sugli esterni, a San Siro l'Inter ha controllato il possesso a tratti, ma è andata al trotto per quasi tutta la partita cercando di rimettere in carreggiata la gara soltanto nel finale. Senza aggressività sulle seconde palle, strappi e cambi di passo in conduzione, lucidità e qualità nelle giocate però il forcing nerazzurro è apparso troppo disordinato e non è riuscito a migliorare la fluidità della manovra e a sfondare l'attento bunker studiato da Ranieri.

Tema che conferma le difficoltà incontrate dai nerazzurri nell'ultimo periodo e che in chiave Champions lascia diversi interrogativi sia sul rendimento di alcuni singoli, sia sulle alternative tattiche di Inzaghi. Partendo dalla difesa, l'impressione è che senza Bastoni in casa Inter sia tutto più complicato. Adattato, Carlos Augusto si applica nel ruolo di braccetto, ma il risultato non è sempre all'altezza. Soprattutto quando non è supportato con i tempi giusti dal quinto e dalla mezzala. E qui, al netto del problema fisico rimediato da Pavard, veniamo al centrocampo. Un po' sulle gambe, Barella e Calhanoglu contro la Roma non sono riusciti a recuperare palla rapidamente e a dare ordine, geometrie e idee in costruzione. Stesso discorso per Frattesi, chiamato a sostituire Mkhitaryan e decisamente sottotono nella gestione del ruolo e nelle ripartenze contro uno straripante Kone.

Quanto agli esterni, l'impressione invece è che la gamba e la spinta di Dimarco e del rientrante Dumfries non siano abbastanza imprevedibili e decisive nel dialogo con le punte e nell'uno contro uno. Situazione che complica anche il lavoro degli attaccanti e di un Lautaro appannato, impreciso e a volte costretto a giocare troppo lontano dalla porta. Senza Thuram ad attaccare la profondità e ad aprirgli gli spazi, del resto, il Toro fatica a sfondare da solo per vie centrali e a trovare una sponda all'altezza nei vari compagni di reparto che Inzaghi gli affianca. Situazione che affolla spesso l'area avversaria e aumenta la pressione, ma che non riesce a dare pericolosità alla manovra con i tempi giusti e sfruttare al massimo le caratteristiche e i movimenti senza palla del bomber argentino.

Problemi che l'Inter è chiamata a risolvere rapidamente per evitare un finale di stagione da dimenticare dopo aver sognato a lungo il triplete. Dopo l'eliminazione in Coppa Italia per mano del Milan e le sconfitte contro Bologna e Roma, i nerazzurri sono scivolati a meno tre dal Napoli in campionato a quattro turni dalla fine e devono assolutamente ritrovarsi in Champions col Barça. Altrimenti un anno d'oro finirà per lasciare Inzaghi con in mano un pugno di cenere. 

Inter-Roma: il film della partita

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