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SERIE A

L'Inter di inizio 2024 ha zero rivali in Italia e pochi in Europa

In questa primissima parte dell'anno solare solo due gol al passivo, di cui uno su rigore a Monza ma soprattutto tutte vittorie e un atteggiamento sempre da grande squadra

di Enzo Palladini
05 Feb 2024 - 00:35

Quel flebile campanello d'allarme dell'Epifania contro il Verona sembra storia di secoli fa. Nella prima parte del 2024 l'Inter le ha vinte tutte e se vogliamo essere precisi, le ha vinte tutte da grande squadra. Ha 4 punti di vantaggio sulla Juve ma una partita in meno, gioca a memoria per 90 minuti consecutivi, concede poco, quasi niente. Pensare a qualcuno che possa toglierle la seconda stella oggi è complicato. 

Visto che vanno di moda i ritornelli, adesso Simone Inzaghi potrà cantare con orgoglio "Non abbiamo ancora vinto", anche se in cuor suo sa benissimo che sarà molto, molto difficile strappargli dalle mani questo scudetto. Realisticamente. il suo collega Max Allegri continuerà a intonare la sua hit, "Ci basta la Champions". Gli altri, tutti gli altri, non potranno far altro che godersi il concerto. Questo è il senso di uno scontro diretto che nell'immaginazione collettiva era decisivo, nel vocabolario degli allenatori non lo era. Ma il risultato, letto tra le righe al di là della semplice espressione numerica, dice che adesso l'Inter ha 4 punti di vantaggio che potenzialmente possono diventare 7, Atalanta permettendo. 

Inizio di 2024 straordinario per il gruppo di Inzaghi. Sei partite vinte su sei tra campionato e Supercoppa: detto così sembra un dato da poco, ma nella storia dell'Inter una serie di questo tipo era capitata solamente due volte, nel 2007 e nel 2007. I 57 punti in 22 partite accumulati finora sono la seconda performance di tutti i tempi, dopo i 60 punti conquistati nel 2006-2007 dall'Inter di Mancini, ma era l'anno post-Calciopoli. Ma il dato più importante e decisamente significativo riguarda la fase difensiva. In questo inizio d'anno sono solamente due i gol subiti, uno con il Verona e uno (su rigore) con il Monza. La solidità difensiva trova ulteriore conferma in un altro dato: non ha mai subito gol dal 78' al 90' minuto, cioè in quella fase delle partite in cui le squadre si allungano, saltano le marcature ed è più facile commettere errori. Per tutti, ma non per l'Inter, che riesce a mantenere questa lucidità nella fase difensiva fino al fischio finale. In tutti i 90 minuti, la Juve non ha mai fatto un tiro nello specchio della porta, un vero e proprio record negativo stagionale. Senza dimenticare che anche i tre centrali sono spesso protagonisti anche nella fase offensiva, come è il caso di Pavard con la sua tentata rovesciata dalla quale è scaturito l'autogol di Gatti. 

Il nome di Pavard ci fa scivolare su un altro tema importante: la ricchezza e la profondità della rosa. Vero che quando gioca al top Lautaro Martinez il 90% dei problemi viene risolto senza nemmeno fiatare, ma è altrettanto vero che in serate come quella di San Siro contro la Juventus possono essere protagonisti anche altri giocatori in altri ruoli. Mkhitaryan ad esempio ha giocato talmente bene da convincere Inzaghi a tenerlo in campo anche dopo l'ammonizione, contravvenendo ai suoi principi in tema di sostituzioni. Calhanoglu più che mai si è dimostrato il gran signore del centrocampo, incidendo sulla gara non solo con la sua presenza sempre illuminante ma anche con alcuni lanci teleguidati che hanno esaltato San Siro. 

Non va poi trascurato l'aspetto psicologico. L'Inter di oggi è una squadra altamente consapevole della sua forza e della sua personalità. Raramente va in sofferenza, sia nelle giornate in cui deve attaccare difese chiuse a doppia mandata, sia quando deve affrontare avversari che sentono l'obbligo di giocarsela alla pari. Nella vittoria contro la Juve ci sono stati due momenti distinti: quello dell'aggressività (61%-38% di possesso palla nel primo tempo) in cui l'Inter ha segnato il gol decisivo e sfiorato il raddoppio, quello della gestione (53%-47% nella ripresa) in cui la Juventus ha solo avuto l'illusione di trovare qualche sbocco offensivo, senza mai riuscire a trovarlo davvero. 

Conclusione scontata: l'Inter di questo inizio 2024 non ha rivali in Italia, soprattutto dopo aver vinto il penultimo vero scontro diretto. Resta il derby di ritorno a turbare parzialmente i sonni di Simone Inzaghi, più per la legge dei grandi numeri (nel 2023 ha stradominato l'Inter) che per l'effettivo paragone delle forze in campo. Un'Inter così però non ha moltissimi rivali in Europa. Chi pensava che l'anno scorso il raggiungimento della finale fosse un episodio del tutto casuale, probabilmente si starà ricredendo. Nella gestione della palla, la squadra nerazzurra in questo momento è al livello delle superpotenze europee e pur sapendo che contro l'Atletico in Champions League l'impegno non sarà semplice, può pensare di gestire con serenità un po' di turnover nella partita immediatamente precedente e in quella immediatamente successiva. Simone Inzaghi (lo ha detto anche il maestro Guardiola) si è guadagnato la patente di grande allenatore, la sua Inter quella di grande squadra. 

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