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L'INTERVENTO

Marotta: "Fallimento Inter e ingerenze su Paratici leggende metropolitane. Faremo la seconda squadra"

Il presidente nerazzurro ha affrontato le questioni societarie e tecniche in un incontro a San Siro

10 Apr 2025 - 15:28

Ospite dell'evento "il Foglio a San Siro", il massimo dirigente dell'Inter Beppe Marotta ha parlato del suo nuovo ruolo: "Cosa cambia essere presidente? Cambia in termini di responsabilità, in termini di quotidianità le cose che facevo prima le faccio anche oggi. C'è una responsabilità che nasce dal ruolo apicale. Ho fatto la mia carriera da dirigente, farlo da presidente rappresenta una sfida più per gli appuntamenti sportivi. Vincere da presidente forse è un qualcosa che ti consacra una carriera strutturata".

Marotta ha poi affrontato il tema di cosa sia cambiato dopo il passaggio da Zhang a Oaktree: "Ci sono dei concetti che vengono usati prima e anche oggi. La differenza sostanziale è che prima avevamo un punto di riferimento che era Zhang. Oggi abbiamo un fondo che è composto da persone, professionisti e c'è un tema con cui lavoriamo molto bene. Il confronto con la nostra aerea si concilia con quelle che sono le loro attitudini e competenze. La loro presenza è quotidiana, fatta in modo silenzioso e ti dà sicurezza. Poi c'è il concetto della delega e questo rappresentano le qualità che in qualsiasi azienda un manager deve avere".

Non poteva mancare un accenno al buon momento della squadra dopo la vittoria a Monaco: "Noi siamo contenti di essere presenti al momento giusto nelle varie competizioni, questo miravamo a raggiungerlo e lo abbiamo raggiunto. Abbiamo l'obbligo di crederci fino in fondo. Ci terrei a dire che abbiamo vinto a Monaco ma non abbiamo vinto nulla. La mia esperienza mi insegna che tutti i risultati possono essere stravolti. Dobbiamo avere la stessa determinazione, la vittoria è stata meritata con la consapevolezza di voler vincere. Allenatori e giocatori erano scesi in campo con l'intenzione di fare bene e ci siamo riusciti. Ora si invertono le parti dove i favoriti siamo noi e quelli sfavoriti sono loro. Sta a noi avere la mentalità e la motivazione giusta. Non dobbiamo dimenticare che sabato abbiamo un appuntamento importante, se non hai la motivazione e la concentrazione rischi di non essere all'altezza del ruolo. Sulla carta è una partita facile, ma solo sulla carta, le difficoltà sono tante. Quello che noi stiamo inculcando ai nostri giocatori in questi giorni è proprio questo, giocare contro il Cagliari con la stessa determinazione che abbiamo avuto a Monaco".

Il presidente nerazzurro ha parlato delle difficoltà di una stagione così lunga e complessa: "In Italia non ci sono più partite facili, tutte ti danno filo da torcere. Lo scontro diretto è importante, ma poi le partite sono tutte piene di difficoltà. Le maggiori difficoltà che spesso si riscontrano, sono contro le squadre facili sulla carta. Mancano 7 giornate, non guardo il calendario, dico solo che dobbiamo convivere piacevolmente contro 3 realtà che ci portano più tensioni emotive rispetto al Napoli. Quest'anno c'è anche il Mondiale per club, ed è la prima volta. Il fatto di rappresentare l'Italia è motivo di grandissimo orgoglio e frutto di un lavoro lungo 5 anni. È una esperienza nuova che si incastra tra la fine e l'inizio di una stagione. Qui ci sarà inesperienza da parte di tutti. Questo in un contesto dove si rischia di esasperare la pressione agonistica delle partite, si rischia di arrivare a 60 partite in una stagione. In questi anni abbiamo imparato come le rose ristrette siano insufficienti per far fronte agli impegni che abbiamo. Siamo davanti a uno scenario che va armonizzato meglio. Dobbiamo prima o poi di armonizzare meglio questo calendario. Sono assolutamente per ridurre le 20 squadre in Serie A e portarle a 18. Visto dal punto di vista di squadre meno blasonate vogliono conservare il format delle 20. Se le grandi squadre vanno bene, anche il movimento calcistico italiano va meglio. Se otteniamo risultati vincenti che si trasformano in maggiori ricavi, noi li vogliamo investire anche nel mercato domestico. Per avere uno zoccolo duro di italiani devi anche comprarli e per farlo devi avere la disponibilità".

Ci sarà una seconda squadra dell'Inter sulla falsariga di Juve, Milan e Atalanta? "Sono molto orgoglioso perché l'esperimento alla Juventus è partito sotto la mia gestione. L'aspetto più importante è quello di creare uno strumento che sia propedeutico al fatto che alla luce che le rose devono essere ampliate, avresti la possibilità di avere la seconda squadra che può essere un serbatoio dove attingere le riserve. Il divario che c'è tra la prima squadra e l'U19 si fa molto sentire, avere un cuscinetto in mezzo significa diminuire questo gap. L'Inter farà la seconda squadra al 100%, salvo che ci sia la possibilità dal punto di vista dell'inserimento nel campionato di Lega Pro, perché per giocare bisogna che una rinunci, è solo l'aspetto che attendiamo. Giocheremo con molta probabilità al Brianteo di Monza e ci alleneremo a Interello. L'obiettivo è cercare di rispondere al concetto della sostenibilità che ci deve accompagnare sempre. Esistono le licenze nazionali e dell'Uefa che ti impongono certi parametri che devi rispettare. Oggi si va prima a far quadrare i conti di bilancio e poi raggiungere l'obiettivo sportivo, ma entrambe le cose possono essere fatte. L'equazione chi più spende vince non è vera. Vincete e poi fallite? Fallite è una parolaccia. Fa parte di quel concetto troppo italiano della cultura dell'invidia. Chi vince si porta dietro questo concetto ed è sbagliato. Non abbiamo mai rischiato il fallimento, siamo una società che ha una esposizione finanziaria, abbiamo un bond che controlliamo benissimo, non abbiamo debiti verso i fornitori, verso le banche, altrimenti non avremmo potuto essere iscritti. Mai incappati in multe o diffide, paghiamo regolarmente il debito verso l'erario. C'è questo luogo comune di confondere le difficoltà che erano state sopra la nostra testa, con la gestione ordinaria dell'Inter".

Marotta ha poi voluto precisare di non essere intervenuto per bloccare il passaggio di Paratici al Milan: "Altra leggenda metropolitana milanese. Non so se esiste il cavaliere bianco, ma come è possibile immaginare che io abbia potuto condizionare un proprietario del Milan, un presidente del Milan, tutte persone che hanno competenza e non aspettano un mio suggerimento? Qual è il capo d'accusa? Cosa avrei fatto? Se Paratici viene a fare il ds del Milan sarei anche contento, avrei ulteriori stimoli e sarei ancora più incazzato".

Impossibile non affrontare l'argomento legato a Inzaghi, una delle armi più importanti di questa Inter: "Con lui abbiamo avuto quella circostanza favorevole che si chiama fortuna nell'averlo preso nel momento giusto. Lui stava firmando per la Lazio, fortuna che non aveva firmato. Abbiamo avuto la fortuna nel trovare un professionista serio, un bravo allenatore tra i più giovani. Ha dimostrato di possedere tutte quelle conoscenze specifiche del mondo del calcio. Bravo anche nella gestione degli uomini che oggi rappresenta uno degli aspetti più difficili. Il podio degli allenatori non lo faccio. Se arrivi secondo hai fatto una stagione fallimentare, ma non è così. Siamo presenti nelle varie competizioni, dal punto di vista economico abbiamo introitato una somma importante grazie al percorso in Champions. L'ambizione è puntare sempre più in alto, se altri saranno stati più bravi di noi diremo bravi, noi vogliamo credere che possiamo vincere la Champions, il campionato e la Coppa Italia".

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