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INTERVISTA ESCLUSIVA

Materazzi: "Voglio che l'Inter vinca lo scudetto nel derby, rimarrebbe nella storia"

L'ex difensore nerazzurro diventa Capitano nel videogioco World of Warships, in attesa di festeggiare la seconda stella: "Questa squadra gioca veramente bene, ma contro la mia del Triplete... Lautaro il simbolo, spero che firmi presto"

di Alberto Gasparri
11 Apr 2024 - 18:27
 © Getty Images

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Da leader in campo, a leader di una flotta di navi da guerra. Marco Materazzi si è calato in un nuovo ruolo, diventando ufficialmente Capitano di World of Warships, il videogioco di battaglie navali free-to-play targato Wargaming, che da questo momento avrà proprio nel campione del mondo del 2006 un nuovo membro del suo equipaggio smisurato. Materazzi potrà prendere il timone di qualsiasi nave italiana, con i giocatori che, oltre a una speciale toppa e a numerosi bonus economici, potranno aggiungerlo al loro roster di comando, completando una serie di missioni in combattimento. Insomma, una nuova sfida per "Matrix". "Una sfida diversa, ma anche con qualche analogia rispetto a quella da calciatore. Perché innanzitutto devi essere credibile per farti seguire. In questo caso mi sono immedesimato nel fatto che, anziché avere venti compagni, magari erano duecento o più, che qui dovevano portare la nave in porto e possibilmente alla vittoria. Per fare ciò bisogna essere tutti insieme perché da soli non si va da nessuna parte. Serve essere un condottiero come può esserlo il capitano o l'allenatore di una squadra di calcio", ha detto Materazzi a Sportmediaset.it in occasione del lancio di questa nuova collaborazione con World of Warships.

© Ufficio Stampa

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Il "Capitano Materazzi" presenta oltre duecento nuove linee vocali create appositamente da uno degli eroi del Triplete interista per rendere unica l'esperienza di gioco. "Direi che il messaggio vocale che mi rappresenta di più è "insieme alla vittoria". Quando devi trascinare un gruppo, devi dare anche dei segnali. Devi saper cogliere le debolezze dei momenti in cui magari pensi di non riuscire a sconfiggere gli avversari e invece alla fine ce la fai. Bisogna dare anche merito a quelli che ti hanno portato alla vittoria. Ripeto, non si vince mai singolarmente, ma di squadra", ha aggiunto. Materazzi, come tutti i capitani unici sbloccabili dopo aver completato 11 battaglie, presenta talenti esclusivi e abilità migliorate per aiutare i giocatori nella loro scalata alla conquista dei mari di WoW. Ma il consiglio è uno solo: "Essere sempre compatti. Perché un leader, in questo caso io, ma in genere ogni capitano, da dei comandi, accetta dei consigli e poi si va avanti tutti insieme. Sempre guardandosi le spalle e cercando di essere positivi e utili per tutti quanti, soprattutto quando si gioca in gruppo".

Di sicuro, l'ex difensore non resterà solo a guardare o a dare dei consigli agli altri. "Finora non mi sono ancora cimentato in World of Warships perché non volevo correre il rischio di essere "spoilerato". Volevo aspettare la sua uscita, so solo di essere nel gioco e poco altro. Per questo non vedo l'ora di provarlo. Adesso che sono un po' più avanti con l'età passo meno tempo con i videogiochi, ma quando stavo più in albergo che a casa, la prima cosa che entrava in valigia era la PlayStation. Calcio e basket erano i miei giochi preferiti, ma non ero un appassionato solo di titoli sportivi", ha ammesso.

© Ufficio Stampa

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World of Warships potrebbe trasformarsi nel passatempo ideale per Materazzi in attesa di festeggiare lo scudetto della "sua" Inter, ormai imminente. Ma meglio vincerlo nel giorno del derby o magari battendo il record di punti stabilito dalla Juve di Conte? "Il record di punti non mi interessa, preferisco vincerlo nel derby. I record sono fatti per essere battuti, invece vincere uno scudetto nel derby rimarrebbe nella storia".

Questa Inter e la sua del Triplete hanno qualcosa in comune?
"Sono paragonabili come gruppo: ci si diverte insieme e si ha voglia di stare insieme. Secondo me giocano meglio quelli di adesso anche se una partita contro di noi sarebbe scomoda anche per loro... Con tutto il rispetto per chi sta scrivendo la storia della seconda stella, se vado a vedere chi avevamo noi, trovo gente come Maicon, Zanetti, Cambiasso, Stankovic, Eto'o, Milito, Thiago Motta, Lucio, Samuel, Cordoba o Julio Cesar e fa un po' impressione. Però devo dire che quelli di adesso giocano veramente bene".

C'è un uomo simbolo di questo scudetto?
"Sarebbe riduttivo un po' per tutti individuare un uomo simbolo perché davvero tutti hanno dato il loro contributo. Da chi è arrivato per ultimo come Pavard o come Frattesi, che ogni volta che è entrato ha fatto gol e ha portato in alto la bandiera dell'Inter. Questa è la cosa bella. Certo, poi posso dire il capitano (Lautaro Martinez, ndr). Innanzitutto perché spero che firmi presto visto che vedo quanto tiene alla squadra e poi perché è lui che ha la fascia. Altrimenti, Barella, Bastoni, io ho un debole per gli italiani perché quando giocavo eravamo in pochi e uno dei miei sogni era vedere una squadra tanto italiana. Adesso abbiamo quattro o cinque giocatori in Nazionale ed è la cosa più bella".

La Champions resta una delusione?
"Sì, è stata una delusione, però deve essere vista come la finale persa l'anno scorso, che ha dato la convinzione di essere forti. Si diceva che erano arrivati lì per fortuna e stavano quasi per vincerla. In quella sconfitta hanno trovato la consapevolezza di sentirsi forti che è la cosa più bella. Quando vai in campo e sai che puoi vincere contro chiunque, non ha eguali. Purtroppo stavolta si è incontrato l'avversario più scomodo, una squadra tecnica che lotta su ogni pallone e non si dà mai per vinta, e siamo usciti ai rigori. Sono sempre una lotteria anche se io non posso maledirli perché ci ho vinto un Mondiale e uno spareggio col Perugia in Serie B. Dal quel punto di vista sono stato fortunato, ma, lo ripeto, è una lotteria e può succedere sempre di tutto".

Dove e come rinforzerebbe la squadra in vista della prossima stagione?
"Non ci sono reparti che necessitano realmente di rinforzi. E poi abbiamo un gruppo di lavoro in società che secondo me non ha nessuno, non solo in Italia, ma neanche all'estero. Gente come Marotta, come Ausilio, come Antonello, che sa ciò che fa e sta riportando l'Inter a quella che deve essere la sua dimensione. Non mi intrometto perché mi fido ciecamente di loro".

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