Il 18 febbraio 1995 iniziava la seconda era Moratti, quella di Massimo: "Recoba nel cuore, oggi punto su Eriksen"
Venticinque anni fa, 18 febbraio 1995, iniziava la seconda era Moratti al vertice dell'Inter: da Angelo a Massimo, che quel giorno prese la guida del club da Ernesto Pellegrini con l'obiettivo di riportare i nerazzurri sul tetto d'Europa e del Mondo, impresa che tra mille difficoltà (e passando attraverso lo scandalo Calciopoli) riuscì a completare nell'indimenticabile 2010. l'anno del Triplete. Oggi, tifoso numero uno della sua Inter, l'ex patron ha ricordato la sua lunga e gloriosa esperienza nell'intervista concessa a Bruno Longhi, ospite della trasmissione di TL "Apericalcio": "Di quei giorni ricordo oggi la cortesia di Pellegrini che prima della partita col Brescia mi portò negli spogliatoi e mi presentò alla squadra, con i volti un po' straniti e sorpresi dei giocatori di fronte a un cambiamento così importante. La cosa bella è che poi vincemmo e fu un bel esordio per tutti".
Degli anni di presidenza il momento più alto fu certo il Triplete, ma Moratti ricorda oggi volentieri anche le difficoltà attraversate per giungere sino a quel traguardo: "Fu tutto utile per arrivare a quel punto, tutto è servito per creare le condizioni per trionfare, anche le disavventure dovute al fatto di dover fronteggiare una Juve che si comportava come si comportava e lottare contro un muro che sembrava incrollabile. Poi riuscimmo a sfondarlo e trovare così quelle soddisfazioni in cui avevo sempre creduto ma che a un certo punto parevano impossibili".
Gli anni di presidenza Moratti, va da sè, sono stati costellati di campioni con la C maiuscola. Dal pupillo Recoba ("il più amato") sino agli eroi del Triplete, passando tra i tanti da Ronaldo, Baggio, Pirlo... "Il Fenomeno rimane ovviamente indimenticabile, il più forte di tutti, quello che ci fece conoscere veramente in ogni parte del mondo. Ma anche Baggio, interista doc, è stato un grandissimo".
"Ricordo la sua classe - ha proseguito Moratti parlando del Divin Codino - la sua eleganza, la sua disponibilità. Indimenticabili le partite contro il Real in Champions e lo spareggio europeo a Verona contro il Parma: le vinse da solo, in pratica. Era una delizia vederlo giocare. Il rimpianto è Pirlo, che io volli e presi perché avevo capito quanto fosse forte: peccato che nessun allenatore seppe trovargli una posizione in campo e farlo giocare e così fui costretto a venderlo vedendo la tristezza sul suo volto."
Venendo all'oggi, l'Inter di Conte nonostante il ko contro la Lazio, resta per Moratti in corsa per lo scudetto: "La sconfitta dell'Olimpico può essere una lezione per ripartire più carichi. La squadra c'è e soprattutto c'è l'allenatore". Grande apprezzamento dunque per Conte che ora deve però trovare una collocazione per Eriksen: "A giocatori così devi creare il tipo di gioco più appropriato e a quel punto sono loro che ti fanno vincere. Farlo a metà stagione non è facile, ma...". Ma Moratti ci crede, e non potrebbe essere altrimenti.