La maledizione dell'asterisco e lo scarso apporto delle alternative da un lato, l'esperienza e la reazione dopo le cadute dall'altro
di Stefano FioreAllarme rosso anche in prospettiva futura o passo falso in una stagione così lunga e faticosa? Il giudizio dell'Inter oscilla tra due estremi ben distanti tra loro che però in qualche modo si avvicinano osservando il termometro dell'umore dei tifosi dopo la pesante sconfitta contro la Fiorentina. La quarta sconfitta stagionale (l'anno scorso, a questo punto della stagione erano solo due) rischia di lasciare il segno perché in un solo colpo lascia il Napoli primo e padrone del suo destino, conferma le cattive sensazioni a livello di atteggiamento (occasioni clamorose a parte, intendiamo) del derby e pone la squadra in una cattiva condizione mentale in vista di un febbraio a dir poco decisivo che colmerà a inizio marzo nel big match del Maradona. D'altro canto non si può gettare il bambino con l'acqua sporca in una stagione in cui i nerazzurri sono ancora in corsa su tutti i fronti - col neo della Supercoppa Italiana, ma le finali si possono anche perdere - e hanno l'esperienza necessaria per gestire momenti del genere, e il recente passato lo ha insegnato.
Siamo nel 2025 ma sembra il 2022. Tre anni fa l'Inter aveva passato un intero campionato, o quasi, a pensare "basta vincere il recupero per sorpassare il Milan" per poi cadere malamente a Bologna nella serataccia di Radu dando il definitivo via libera allo scudetto rossonero. Questa volta non si è arrivati ad aprile ma l'amaro in bocca sembra quasi lo stesso: era inevitabile pensare di sentirsi alla pari col Napoli "basta vincere il recupero", la realtà ha detto un'altra cosa. E può pesare a livello mentale.
Dopo ogni sconfitta, l'Inter ha risposto presente vincendo sempre: lo dice la storia di questa stagione. Il primo ko risale al derby di settembre, sei giorno dopo arrivò la vittoria sul campo di Udine. A dicembre la sconfitta a Leverkusen in Champions, fu seguita dal clamoroso trionfo per 6-0 sul campo della Lazio. E ancora il secondo derby perso, in Supercoppa, aveva successivamente portato la vittoria di misura di Venezia. Andrà così anche questa volta?
Un primo allarme, anche se in modo sfumato, Inzaghi lo aveva lanciato nella conferenza alla vigilia del recente derby: "Mi aspettavo un altro calendario a febbraio, questi ragazzi meritavano un po' di riposo". L'atteggiamento mostrato a Firenze fa il paio con ciò che si era visto contro il Milan, quando i tre pali e la rete finale di de Vrij avevano un po' annacquato le difficoltà di una squadra non sciolta e bella come visto qualche settimana fa. La stanchezza sembra anche mentale, non a caso Inzaghi ha detto: "Ci è mancato tutto".
Il 15 aprile di due anni fa era stata già decretata la "fine" del progetto Inter-Inzaghi: la squadra era reduce da quattro sconfitte (Spezia, Juve, Fiorentina e Monza) e un pareggio (Salernitana) di fila in campionato, oltre al pari nell'andata della semifinale di Coppa Italia contro la Juventus. Solo in Champions il cammino era stato davvero positivo e in tanti avevano pensato "puntano sull'Europa ma rischiano di stare fuori dalle prime quattro", infatti i nerazzurri alla trentesima giornata erano quinti a -2 dal Milan quarto. Da lì in poi però la squadra cambiò marcia mettendo in fila sette vittorie e una sola sconfitta, contro il Napoli, in campionato, aveva vinto la Coppa Italia e aveva raggiunto la finale di Champions (battendo il Milan nel doppio euroderby di semifinale) poi persa contro il Manchester City. Insomma, mai dare per morta questa rosa.
In stagione sembra esserci una certa allergia ad affrontare i big match. Ci sono la doppia vittoria contro l'Atalanta, i successi contro le romane e l'1-0 contro l'Arsenal. Poi però bisogna considerare i due ko contro il Milan (primo derby e Supercoppa), la sconfitta di Champions con il Leverkusen e ci inseriamo pure lo 0-3 di ieri. Infine i pareggi contro il City insapore di quest'anno, il pirotecnico 4-4 con la Juve, l'1-1 dell'andata con il Napoli col neo del rigore sbagliato da Calhanoglu e l'ultimo 1-1 nel derby.
Già agli ottavi di Champions, in attesa di un possibile euroderby; in campionato a soli tre punti dalla vetta con ancora a disposizione lo scontro diretto per non far scappare il Napoli; i quarti di finale di Coppa Italia ancora da giocare contro la Lazio. L'Inter è ancora in corsa su tutti i fronti rimasti aperti: perché guardare al futuro con pessimismo?
Il ritornello dell'Inter che ha "due squadre" si sta rivelando vero solo sulla carta. Perché poi se de Vrij deve giocare col fiatone visto il perdurare dell'assenza di Acerbi; se Bastoni non ha reali alternative (Carlos Augusto è adattato quando gioca da braccetto); se senza Calhanoglu, Asllani non dà le stesse garanzie; se dietro a Dumfries non c'è (o non c'era, visto l'arrivo di Zalewski ma da pochi giorni) un giocatore di uguale caratteristiche offensive; se, soprattutto, Lautaro e Thuram non hanno controfigure affidabili allora è comprensibile la preoccupazione da qui ai prossimi tre mesi.
Ieri è stato negativo, come d'altronde tutti i compagni, ma il 2025 - inteso come anno solare - di Lautaro Martinez si sta rivelando all'altezza del giocatore dopo un inizio di stagione preoccupanti. L'argentino da gennaio ha messo insieme dieci partite segnando otto gol e servendo due assist: l'Inter e Inzaghi ripartono anche da qui, dal suo capitano, che non ha intenzione di dichiarare finita la stagione a inizio febbraio.