Stagione ad altissimi livelli ma col concreto rischio di non alzare trofei: le prospettive da grande club si intrecciano con la voglia di arricchire la bacheca
di Stefano FioreParafrasando uno slogan ormai divenuto celebre, per l'Inter oggi più che mai si tratta di oscillare tra sogni e solide realtà. Dopo la sconfitta di Bologna è vero che lo scudetto è tutt'altro che perso ma, nei fatti, pure la terza competizione è tornata in bilico: il piccolo vantaggio in Serie A si è eroso tanto che, si chiudesse oggi il campionato, ci sarebbe lo spareggio col Napoli: in Champions League ovviamente si parte da 0-0 contro il Barcellona; e in Coppa Italia è tutto aperto, l'andata con il Milan era finito 1-1.
All'orizzonte si prospettano otto partite, che possono diventare undici arrivando in finale nelle coppe e contemplando l'incredibile scenario dello spareggio, e nella testa di tanti tifosi interisti non si può più aspettare: la stanchezza del gruppo è troppo evidente, è arrivato il momento di scegliere, sacrificare questa o quella competizione per non perderle tutte e alzare almeno un trofeo. A loro fanno eco almeno altrettanti tifosi che cullano il sogno del Triplete e che sono disposti a sacrificare il rischio degli zeru tituli con la consapevolezza di aver vissuto una stagione ad altissimo livello, comunque vada.
Difficile stabilire chi abbia ragione, ognuno ha i suoi motivi per propendere da una o dall'altra parte, è qualcosa che va anche al di là dello sport, che misura come uno vede il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto, nella vita quotidiana. Una sognante propensione alla perfezione o il realismo che abbraccia una pura concretezza, dicotomia che, forse, ha avuto origine sin dalla nascita dell'essere umano.
Una cosa, però, vogliamo dirla, perché potrebbe indirizzare il futuro dell'Inter come società a livello di percezione mondiale. Continuare a puntare su ogni competizione, di fatto non scegliendo, è dote delle grandissime squadre, come Real Madrid o Bayern Monaco per intendersi, che sanno che, su dieci stagioni, ne vivono almeno 6-7 così e, dunque, alla lunga, qualcosa di grosso lo portano sempre a casa. Senza contare il ritorno economico e di immagine, qualcosa che il calcio italiano ha dovuto mettere in secondo piano da diversi anni, a causa delle differente capacità d'investimento rispetto ai top club europei.
Se invece un'annata così resterà quasi irripetibile significa che, senza la vittoria di campionato o Champions League, tra una ventina di anni rischia di essere confusa in mezzo a tante altre della gloriosa storia nerazzurra, con tanti tifosi che magari ricorderanno più volentieri la scorsa, quella dello scudetto della seconda stella, o quelle dei successi in Coppa Italia e Supercoppa Italiana. A quel punto non aver scelto di puntare, per esempio, di più sullo scudetto (a conti fatti, l'Inter ne ha vinti due negli ultimi 15 anni) - ricordando che la garanzia di vincere non c'è mai, questo è ovvio - diverrebbe un peccato o addirittura un rimpianto.